David Gilmour
Rattle That Lock

2015, Columbia Records
Rock

David Gilmour rompe il lucchetto e libera ancora una volta la creatività
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 24/09/15

Secondo quelli che lo conoscono bene, David Gilmour è un personaggio piuttosto pigro: negli anni successivi al '95, dopo aver sbancato con i "suoi" Pink Floyd fra dischi multiplatino e tour campioni d'incassi, il chitarrista inglese decise di concedersi un lunga pausa per godersi il suo status di gentleman milionario a riposo in compagnia di gatti e cavalli. Un silenzio interrotto nel 2006 dal suo terzo album solista (e dalla comparsata al Live 8 dell'anno prima, con i Pink Floyd nella formazione classica), altro giro, tour e vendite milionarie, poi di nuovo silenzio. Deve però avere avuto un impeto di creatività non da poco per pubblicare ben due dischi negli ultimi dodici mesi: archiviata la pratica "The Endless River" tocca infatti al suo quarto album solista, i cui lavori erano iniziati ben prima dell'ultimo capitolo a firma Pink Floyd.
 
"Rattle That Lock" è un disco che prende le distanze da "On An Island" e dalle sue atmosfere indolenti: introdotta dal consueto connubio di tastiere e chitarra a titolo "5 A.M.", la title track (nonchè singolo promozionale) è un'autentica sorpresa, erano parecchi anni infatti che non ci capitava di sentire un Gilmour dai toni così vigorosi. "Faces Of Stone" è una ballad onirica che recupera i Pink Floyd più lontani, mentre "A Boat That Lies Waiting" è lo struggente ricordo dell'amico Richard Wright, che aveva caratterizzato anche il precedente lavoro con i suoi magistrali tappeti sonori. Ancora una volta è il tema dell'assenza, costantemente presente da "Wish You Were Here" in avanti, a caratterizzare l'opera di questi artisti: appena prima della strofa è possibile sentire persino la voce del tastierista introdurre un testo che è poesia, una struggente dedica all'amico di una vita. Settant'anni, la barba lunga e i segni del tempo che passa, David Gilmour spara le sue cartucce di fine carriera sapendo di non dovere dimostrare niente se non di essere un artista libero: ne sono prova tangibile il blues di "Dance Right In Front Of Me" e l'incredibile "The Girl In Yellow Dress" dove è possibile sentire persino un contrabbasso immerso in un'inedita atmosfera  da jazz club anni '30. La Fender Stratocaster torna a ruggire prepotente nel corposo rock di "Today", mentre quello di "In Any Tongue" e "Beauty" è senz'altro un Gilmour più convenzionale e legato ai Pink Floyd, capace comunque di emozionare con un linguaggio già conosciuto al grande pubblico.
 
Alla veneranda età di settant'anni Gilmour rinnova il campionario con cui ha incantato in modo trasversale le più disparate tipologie di ascoltatori, intere generazioni che non chiedono altro di provare le stesse emozioni riascoltando quello stile magico che trascende lo spazio e il tempo. Gilmour non è artista da artista da catena di montaggio e proprio per questo, ogni nuova uscita va vista come un dono, un'occasione per celebrare il mito di un artista senza eguali.




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