Resurrection Kings
Resurrection Kings

2016, Frontiers
Hard Rock

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 01/02/16

Sul senso dei sempre più frequenti ritorni degli ex e delle rimpatriate si potrebbe disquisire per ore ed è facile capire perché, ma a questo giro facciamo a meno delle solite polemiche. Una volta tanto, ci sono due grandi musicisti capaci di tirare fuori un disco che si distingua per freschezza e personalità. Craig Goldy e Vinnie Appice sono nomi per i quali non serve fare presentazioni: ad accomunarli ieri l'appartenenza alla band del piccolo grande Ronnie James Dio, a legarli oggi è invece il progetto Resurrection Kings che debutta su Frontiers con il supporto in console di Alex Del Vecchio, autentico uomo di fiducia dell'etichetta nostrana. Un progetto concepito nel cuore di L.A. fra le numerose sale di registrazione testimoni di una irripetibile stagione hard n'heavy a cavallo degli anni '80. E' in questo contesto che il chitarrista Craig Goldy ha cucito alcuni demotape sull'ugola di un grande singer. Anzi, un grandissimo singer dall'ugola d'oro, ma soprattutto autentico ago della bilancia: Chez West può vantare trascorsi prestigiosi nei Red Dragon Cartel di Jake E. Lee, Bonham, nei Tribe Of Gipsies di Roy Z e persino nei Foreigner, ma a rendergli merito è la sua timbrica calda e ficcante, capace di ispirarsi al Coverdale di "1987" fino a ricordare persino Bruce Dickinson in certi passaggi. Al dinamico trio si è unito il tuttofare Sean McNabb, bassista e attore con una spiccata attitudine alle public relations. Una simbiosi che si concretizza nei solchi di questo debut, una autentica goduria per gli amanti delle sonorità americane: se Whitesnake, Dio, Rainbow e vari gruppi AOR avessero ai tempi deciso di registrare un disco tutti assieme, ne sarebbe uscito fuori qualcosa del genere. Incalzanti heavy rock sulla scia della splendida opener "Distant Prayer", midtempo ammantati di blues (con qualche inserto strumentale davvero notevole, come nel caso di "Fallin' From You"), la noia non fa mai capolino e il manierismo che arriva solo al giro di boa ("Never Say Goodbye"), quanto basta per il classico pollice alto: gli ingredienti di "Resurrection Kings" sono noti a tutti, ma stavolta la combinazione è tale da non lasciare nessun retrogusto in bocca. E visto che un pronostico non costa niente, ci piace l'idea di vederli sul palco del prossimo Frontiers Rock Festival. Voi che ne dite?




01. Distant Prayer
02. Livin' Out Loud
03. Wash Away
04. Who Do You Run To
05. Fallin' For You
06. Never Say Goodbye 
07. Path Of Love
08. Had Enough 
09. Don't Have To Fight No More
10. Silent Wonder
11. What You Take

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