Spellblast
Of Gold And Guns

2018, Autoprodotto
Power Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 30/03/18

Gli Spellblast sono uno dei tanti controsensi dell’industria discografica: nonostante abbiano sfornato, nel corso degli anni, album di buon livello, si ritrovano ancora una volta a doversi o volersi autoprodurre questo nuovo CD. Dopo aver già vagato nelle lande fantasy/western/post apocalittiche con il precedente “Nineteen”, la band bergamasca ritorna a toccare ambiti, tematiche e sonorità western con questo “Of Gold And Guns”.

La connotazione tipicamente da far west parte dalla deliziosa copertina e continua con i titoli delle singole tracce, tutti, o quasi, dedicati a personaggi che hanno marchiato indelebilmente la storia della frontiera americana. Se in “Nineteen” l’aspetto da musica western era più un semplice contorno, avvicinabile agli score musicali alla Ennio Morricone o, ancor meglio, Robert Rodriguez, con questo quarto album in carriera il discorso prende una piega differente. Continuano a non mancare inserti western usati come semplice cornice, come nel caso dell’iniziale “Tex Willer” - brano da segnalare anche per la curiosa presenza di sonorità più vicine a quelle mediorientali che a quelle western -, ma la maggior parte delle tracce incorporano strumenti e melodie più legate alla musica western. Da questo punto di vista merita una menzione particolare il brano “Sitting Bull”: l’inizio tipicamente nativo americano, con cantilena e tamburi rituali, si evolve naturalmente in una struttura più metal che mantiene però inalterato il pattern tribale di tamburi. Nonostante questa particolare deriva, l’album non si rivela un totale stravolgimento delle coordinate musicali tanto care agli Spellblast. Il metal è sempre roccioso, in questo caso molto più ruvido e polvero rispetto all’album precedente, in perfetta linea tematica con le ambientazioni da frontiera del lontano Ovest. Menzione d’onore al nuovo cantante Dest Ring, che si mantiene su tonalità medie invece di rincorrere gli acuti più canonici ma, forse per questo, meno interessanti. Un ottimo cantastorie di leggende di frontiera. All’interno di una struttura molto solida, due canzoni si segnalano per una certa particolarità. La prima è “Goblins In Deadwood”, brano che riprende i vecchi goblin tanto cari alla band provenienti dal "Goblin's Song" presente nel debutto “Horns Of Silence”, e partendo dalla melodia di quel brano la sviluppa poi in un’ottica da saloon. Un esperimento molto piacevole e curioso. La chiusura dell’album, invece, viene lasciata alla cover di “Wanted Dead Or Alive” dei Bon Jovi, da “Slippery When Wet”. In questo caso il combo bergamasco non osa affatto, dando vita ad una riproposizione filologicamente ineccepibile del brano: nessuna sporcatura, nessuna invenzione anche folle. Brano più da cover band da festa di paese che non offre nessun significativo indizio della personalità di chi la suona. Un vero peccato, visto quanto di buono gli Spellblast sanno creare con brani ottimamente pensati e con uno stile ben personale.

Nonostante questa piccola caduta di tono, “Of Gold And Guns” si rivela un buon album che non tradisce la storia pregressa della band. Considerato che si tratta di una autoproduzione, il livello del progetto è di buona qualità, senza alcuna sbavatura e curato nei minimi particolari. Nonostante un passato travagliato da continui cambi di formazione, gli Spellblast continuano imperterriti a percorrere una propria strada che regala interessanti risultati artistici. Merita sicuramente un ascolto e, soprattutto, in quest’epoca di streaming gratuiti, un acquisto per premiare una band sempre pronta ad affrontare la sfida del non facile mercato discografico.



01. Tex Willer
02. Wyatt Earp
03. Billy The Kid
04. Jesse James
05. Sitting Bull
06. William Lewis Manly
07. Crazy Horse
08. Goblins In Deadwood
09. William Barret Travis
10. Wanted Dead Or Alive

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