The Interbeing
Among The Amorphous

2017, Long Branch Records/SPV
Industrial Metal

Recensione di Stefano Torretta - Pubblicata in data: 22/06/17

All’interno di una scena industrial come quella danese, dove le band si contano sulle dita di una mano, il ritorno degli The Interbeing con il secondo album è atteso come un’oasi nel deserto. Con i Mnemic fermi dal 2014, in pausa più o meno definitiva, e con i Raunchy poco prolifici – il loro ultimo album, “Vices.Virtues.Visions.”, è del 2014 –, “Among The Amorphous” degli The Interbeing è una piacevole sorpresa per tutti i fan di un certo tipo di musica che fa del groove, degli innesti industrial e della poliritmia l’elemento fondante del proprio stile.

Il marchio di fabbrica della band viene mantenuto e, partendo da quanto di buono visto in “Edge Of The Obscure”, i cinque danesi cercano di curare in modo maniacale ogni suono. In questo aiuta l’operato di Jonas Haagensen, produttore con un curriculum di tutto rispetto – Amaranthe, Pretty Maids e Volbeat -, che riesce a mettere bene in evidenza i singoli elementi, dalla martellante sezione ritmica alle taglienti chitarre, in modo omogeneo, senza snaturare i suoni o rendendo predominante questo o quello strumento. Produzione cristallina che ben si sposa al concept sci-fi dell’album e al genere musicale proposto dalla band. “Spiral Into Existence” è la giusta apertura del disco, in quanto mostra appieno quali sono le caratteristiche dello stile degli The Interbeing che è possibile ritrovare lungo tutto l’album. Rispetto al debutto, un elemento che è stato curato in modo maggiore risulta essere il cantato con voce pulita. Il cantante Dara Toibin, nei sei anni intercorsi tra i due album appare ampiamente maturato. Se il suo tono graffiante è perfetto per incarnare le entità meccaniche che infestano lo spazio profondo raccontato in “Among The Amorphous”, le linee vocali pulite mostrano invece sempre un’estrema eleganza che contrasta ancora di più rispetto al cantato rauco delle strofe. L‘energia e la violenza che i dieci brani presenti in “Among The Amorphous” riescono a trasmettere sono un ottimo tributo alla tecnica ed alla passione della band, ma l’album non è comunque esente da alcuni problemi che già affliggevano “Edge Of The Obscure” sei anni fa. Gli effetti e i campionamenti spesso trasmettono un senso di già sentito – all’interno dell’album e come influenza esterna – che rischia di stancare troppo presto l’ascoltatore. Anche il ricorrere ad una stessa formula nella stesura dei brani si muove verso lo stesso risultato. In questo caso, per fortuna, i sei anni spesi a limare al meglio ogni singola composizione hanno permesso alla band di cercare di variare quanto più possibile gli elementi innestati sulla formula base. La sezione ritmica e le linee vocali sono i due grandi giubbotti di salvataggio che permettono all’album di rimanere perfettamente a galla, senza perdersi nel profondo mare del già sentito e del ripetitivo fin da subito. I brani si mantengono in perfetto equilibrio tra il piacere dell’ascolto protratto ed il voler passare a qualcosa di più vario, ma il pericolo di stancare non è completamente scongiurato.

Il ritorno degli The Interbeing non può che essere salutato con piacere. La band ha mantenuto alti gli standard che già l’avevano caratterizzata al debutto. I premi ricevuti negli ultimi anni sono tutti più che meritati, ma vi è ancora da lavorare in profondità prima di riuscire a buttare giù un album memorabile. Siamo comunque sulla buona strada e “Among The Amorphous” è un ottimo passo verso quella direzione.

Industrial metal senza compromessi, tra picchi di violenza e raffinatezza ambientale. L’album giusto per infiammare ulteriormente questa calda estate.





01. Spiral Into Existence
02. Deceptive Signal
03. Sins Of The Mechanical
04. Borderline Human
05. Purge The Deviant
06. Cellular Synergy
07. Enigmatic Circuits
08. Pinnacle Of The Strain
09. Sum Of Singularity
10. Among The Amorphous

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