La traduzione letterale del termine punk è ribelle, teppista. C’è chi come il sottoscritto si riscopre punk a colpi di Clash e Boomtown Rats, chi come Enrico Ruggeri si dichiara “Punk prima di te”, e chi invece di questo stile ha fatto un vero e proprio credo come i milanesi Radio Vudù. I Radio Vudù nascono nel 1994 sulle ceneri di un’altra storica band della scena punk meneghina attiva sin dagli anni ‘80. Musicalmente il quintetto tiene i piedi ben saldi nel punk-rock americano delle origini, impreziosito col tempo da contaminazioni che abbracciano il garage, il grunge e l’hard rock.Cosa rende speciale dunque una band non più di primo pelo, costantemente attiva nel circuito underground metropolitano? Semplicemente, i Radio Vudù se ne fottono: del tempo, delle mode che passano, dei talent, dei locali mezzi vuoti. Lo fanno nel modo migliore possibile, pochi accordi ma ben suonati, mentre condiscono il tutto con una grassa risata.
“Zagor, Charlotte ed altre avventure” è il mondo visto dagli occhi di una band non più di primo pelo ma che mantiene intatta la spensieratezza e la sfrontatezza tipiche del punk rock. A rendere però speciali e immediati i Radio Vudù è la scelta di cantare e comporre liriche rigorosamente in italiano, che con mirabile attitudine punk si scagliano contro le dinamiche della società moderna che rendono l’essere umano sempre più vittima e ingranaggio della globalizzazione, dalla dissacrante “Io Non Sono Vegano” contro le scelte alimentari che diventano moda, fino ai pruriti quasi adolescenziali di “Ipnotica” e “Charlotte”, alla ludopatia di “Gratta E Vinci”. Brani di protesta e denuncia che giocano con parole e metafore attraverso una dissacrante e pungente ironia degna dei migliori Skiantos. A tutto ciò si aggiunge la sgraziata cover di “Cobra” di Donatella Rettore, manifesto d’altri tempi di vera attitudine punk tutta nostrana.
Riuscire a sposare leggerezza e impegno senza scadere nella superficialità, ecco la formula dei Radio Vudù. Dal vivo la band sprigiona un’energia incontrollabile, trascinata da quella scheggia impazzita del vocalist Roberto Sironi visibilmente ispirato al grande Freak Antoni. A suo modo, e nel suo piccolo, una band da non perdere.