Behemoth
A Forest [EP]

2020, Metal Blade Records
Darkwave, Blackened Death Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 01/06/20

I Behemoth occupano una posizione unica nel mondo del metal: non abbastanza estremi per gli amanti dell'underground duro e puro, non abbastanza mainstream per l'ascoltatore medio. Proprio tale ambiguità di fondo, mista a una buona dose di sana malizia, conferisce al combo quel varco di libertà creativa negato a molti gruppi troppo "schierati" dall'una o dall'altra parte. Questo, insieme al grado di fama e stabilità raggiunto ormai da anni, permette ai polacchi di correre dei rischi, e un EP come "A Forest" appartiene alla categoria dei lavori che potrebbero dar luogo a una marea di critiche malevole. Eppure, la flessibilità e il mestiere di Nergal, avvezzo da tempo a collaborazioni e side project, riescono a rendere credibile un mini che, in mani poco competenti, avrebbe rischiato di incappare nella tagliola dei vuoti a perdere.

Certo, per il blackster versatile la cover di "A Forest" dei Carpathian Forest resta un must onirico e vizioso difficile da replicare; a chi è cresciuto, però, a pane e The Cure, non dispiacerà fruire di una nuovo adattamento della storica canzone dei britannici, interpretata oltretutto da un vocalist d'eccezione. Niklas Kvarforth degli Shining, infatti, già ospite del secondo album dei Me And That Man e supportato nel brano da un Darski versione orco, sembra portare "into the trees" la torcia accesa da Attila Csihar su "De Mysteriis Dom Sathanas". La voce dello svedese, tormentata e cerimoniale, si sposa ottimamente a una traccia arrangiata senza stravolgerne né lo scheletro post punk originario, né la natura meditabonda, bensì arricchendola della pienezza e della teatralità tipiche del combo della Pomerania. La resa live del pezzo, inclusa nel disco e registrata durante l'esibizione al Merry Christless nel dicembre del 2018, restituisce le medesime sensazioni dell'incisione in studio, forse addirittura superiori, considerata l'adrenalina emotiva del contesto.

Il disco prende una piega diversa con i due pezzi a seguire, scartati dalle sessioni di "I Loved You At Your Darkest": se le atmosfere rock'n'roll di "Shadows OV Ea Cast Upon Golgotha" provengono direttamente dal blackened death a presa melodica esperito in "The Satanist", "Evoe", invece, appare più bombastico e vicino ai contrasti chiaroscurali di "ILYAD". Entrambi i brani, a dire il vero, non aggiungono nulla di particolare al sound degli ultimi Behemoth, ma hanno l'apprezzabile compito di rimpinguare un "A Forest" concepito soprattutto per l'abbrivio iniziale. Un extended play che farà comunque discutere, in un senso o nell'altro.




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