Aaron Keylock
Cut Against The Grain

2017, Mascot Label Group
Blues Rock

Recensione di Simone Muzzoni - Pubblicata in data: 05/02/17

Inizio 2017 che profuma di esordio discografico per Aaron Keylock, "ragazzo prodigio" di soli 18 anni, proveniente da Oxford , Regno Unito.
Siamo di fronte a un debutto che ha la fortunata coincidenza di unire l'avvio della carriera di un ragazzo e, con essa, anche il recupero e la rivisitazione di molte sonorità tipiche del mondo rock-blues e della tradizione dei Seventies, ormai quasi abbandonata dalle nuove generazioni e tenuta in piedi solo dai mostri sacri del genere.

 

Dunque, parlavamo di Aaron Keylock, chitarrista e cantante che, nonostante la giovanissima età, vanta già una lunga militanza nel panorama musicale: risale già a 5 anni fa il primo incontro con Joe Bonamassa (tra i guitar hero blues più influenti del periodo), cui seguirono poco dopo le prime esibizioni dal vivo, oltre a varie aperture degli show di band più famose.
Anche la stampa specializzata non tardò ad accorgersi di lui, e tra i tanti commenti e recensioni positive spiccò quello di "Metal Hammer", che non esitò a definirlo, a soli 16 anni, come "l'erede della tradizione di Gary Moore", anche se lo stesso musicista preferì citare tra le sue maggiori ispirazioni altri mostri sacri del genere, quali i Led Zeppelin e Johnny Winter.

 

Il debut album "Cut Against The Grain" presenta una raccolta di canzoni dalla buona eterogeneità, alcune delle quali composte già diversi anni addietro dal giovane musicista, che si disimpegna con successo anche al microfono lungo i 12 pezzi del platter, mostrando una buona padronanza vocale, nonostante il timbro ancora un po' acerbo ; mentre sul versante chitarristico siamo di fronte quasi ad un veterano, la cui personalità e pulizia del tocco, oltre all'eleganza delle parti soliste, lascia spesso e volentieri a bocca aperta.

 

Trainato dal singolo 'Cut Against The Grain', il disco tocca subito le corde giuste : rock-blues trascinante, metà Zeppelin metà Aerosmith, con la giusta dose di orecchiabilità che serve a svecchiare il brano dagli abiti settantiani e a portarla dritta nel 2017.
E' alla stregua di un blues più convenzionale, invece, l'opener " All The Right Moves", e la stessa formula si ripete in vari altri momenti dell'album, a partire da episodi più standard e meno convincenti ("Down" , "Fallin' Again" , "Sun's Gonna Shine"), giungendo ad altri più elaborati, come la più rockeggiante "Medicine Man" (con contorno blues di archi e fiati, ancora più travolgente in una recente esibizione all'O2 Academy), o la sofferta ballatona "Just One Question".

 

"Just One Question", lancinante lamento blues di oltre 6 minuti, rappresenta uno degli episodi più intensi e maturi del disco, anche se, paradossalmente, si tratta della prima canzone composta dall'autore a soli 13 anni. Il brano riesce a creare un fortunato intreccio tra sonorità Zeppeliniane e Claptoniane, impreziosite ancora dal lungo solo del chitarrista, posto dopo metà canzone, capace di conferire ancora più pathos all'angosciosa atmosfera ricreata.
Non solo blues tuttavia, dato che Keylock trova anche lo spazio di inserire episodi più vari e orecchiabili, in parte distanti dalla sua grande passione; echi di roots-rock made in Usa caratterizzano le più fresche ed easy - listening "That's Not Me"e "Spin The Bottle", brani positivi e frizzanti che fanno da preludio a "Try", la seconda ballata dell'album.

 

"Try", meraviglioso lento agli antipodi del precedente, mostra l'altra faccia del songwriting di Keyloch : dal delicato arpeggio elettroacustico si passa a lievi inserti di piano, poi dal ritornello al solo finale, che rianima il brano e lo trascina al dolce epilogo che riabbraccia l'accordo iniziale; tra echi di Stones, Aerosmith e Lynyrd Skynyrd viene fuori tutto il gusto melodico, senz'altro fuori dal comune, del giovane musicista.
Chiude l'album la leggera "No Matter What The Cost" semi ballad dalle tinte country-blues che, oltre a confermare la bontà del lavoro, contiene anche una confessione di speranza e fiducia verso il proprio futuro artistico.

 

"Cut Against The Grain", è un album di debutto che suona già adulto e completo sotto diversi aspetti, per quanto in futuro l'autore avrà modo di maturare dal punto di vista vocale, oltre che di esplorare nuovi aspetti e sonorità della grande tradizione rock. Questo nonostante, purtroppo, l'attuale scena musicale non presenti più, per un bluesman, le stesse infinite possibilità degli anni '60 e '70, non possiamo far altro che augurare ad Aaron Keyloch una carriera lunga e costellata di successi, con la speranza che, per una volta, possa semplicemente essere il talento a prevalere sulle raccomandazioni e le spietate logiche di denaro e interessi del music business.

 

"Try n'spin the bottle, no matter what the cost"





01. All The Right Moves
02. Down
03. Medicine Man
04. Falling Again
05. Just One Question
06. Against The Grain
07. That's Not Me
08. Try
09. Spin The Bottle
10. Sun's Gonna Shine
11. No Matter What The Cost

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