Ci vuole onestà, impegno e sudore, passione.
Dieci sono gli artisti che in un modo o nell’altro devono qualcosa alla band romana, fosse solo anche per quella vicinanza musicale in età puerile che li ha condotti a scoprire la propria, di musica. Dieci artisti, nove i brani scelti (“The Blue” non è incluso), interpretati con la dovuta maestria senza alcuna caduta di stile, ciò che dovrebbe essere un tributo insomma. L’ispirato lavoro di Daniele Serra sull’artwork spalanca le porte all’umiltà ed alla giusta atmosfera fino ad arrivare alla prima cover, “Valentine”, magistralmente condotta da Federica (proprio lei ha aperto i concerti acustici di Anneke Van Giersbergen nelle sue date con i The Gentle Storm) ed i suoi Lenore S. Fingers; non c’è da stupirsi che tra i gruppi annoverati in questo tributo ci siano ottime realtà musicali. Va sicuramente a rimarcare il passato doom dei nostri la cover “The Dream Of The Old Boats” dei Shores Of Null mentre invece a far indossare nuove vesti alla musica dei Novembre sono i Vostok in compagnia di Australasia nella cover di “Cold Blue Steel”, squisitamente rivisitata tanto da riprendere vaghe tentazioni alla Massive Attack. Quando arriva il momento dei L'Alba Di Morrigan ciò che ascoltiamo non è un passo falso, semplicemente qualcosa che smuove un pò di più le acque e l’atmosfera di due brani intoccabili: “Aquamarine” e “Geppetto”. Per l’occasione le due canzoni vengono unite egregiamente e se la seconda non sembra soffrirne, la prima pare quasi insofferente nel riproporre la musica senza la stessa voce.
"Uncomfort within the improper feelings of this song
I'd rather grey instead of marbled pearly skies
Its imprint is alive like a post-war Stalingrad"
Si prosegue con un’altra coppia, quella formata da “Memoria Stoica/Vetro”, rivisitazione della one-man band Shape che nei primi minuti non riesce del tutto nell’intento, risultando quasi fredda, per poi riprendersi, convincente, sul finale; conquista fin da subito invece la chiave strumentale con cui viene affrontata “Jules”, intimamente riproposta al piano da Lauren Vieira dai Dreadnought. Quel che c’è da dire quindi sul finale di questa nostra recensione, è che ogni brano viene rispettato nella propria natura, mai snaturato o decontestualizzato. Tutti gli artisti sembrano privarsi della loro stessa musica ed incanalarla qui, in questo tributo, il tributo ad una band che insegna come la musica sia sempre la giusta convergenza tra onestà ed impegno, sudore e passione e quel pizzico di mistero che da sempre la contraddistingue.