Ne vediamo subito le conseguenze in "Violent Indigo", con le keys al sapore di Europe e Bon Jovi che rendono il brano irresistibilmente obsoleto; ma proprio sui cliché alla naftalina giocano Björn Strid e compagni, come d'altronde risulta chiaro nell'implacabile 4/4 di "Midnight Marvelous", un'ode alle avventure notturne che temono quali vampiri terrorizzati l'arrivo dell'alba. Il rock roccioso e volutamente edulcorato di "How Long" spinge l'ascoltatore a desiderare tanto la permanente di David Hasselhoff quanto una Lamborghini Countach, mentre i ritmi gonfiabili di "Burn To Me" simulano un successo estivo leggermente fuori tempo.
Intanto, spalancate i bottoni superiori della camicia e prendete una vecchia videocamera a spalla Philips: il basso funky di "Chardonnay Nights" e l'atmosfera fantasy di "Change" vi guideranno a ritroso nel passato con il pizzico di malizia necessario agli esercizi di stile. Il songwriting a volte pecca d'inerzia e, malgrado "Amber Through A Window" e "You Belong To The Night" si aprano, rispettivamente, a un labirintico prog settantiano e a un incisivo blend di disco music e influenze latine, il resto del lotto non brilla per audacia particolare, andando a spiluccare un po' qua, un po' là, tra Journey seconda fase, Genesis era Phil Collins, Tina Turner e Human League ("I Will Try", "Moonlit Skies"). Usato sicuro, rinvigorito dall'energia LGBTQIA+ di "White Jeans" e dalle stranezze anarchiche di "Zodiac".
"Aeromantic II" ha le caratteristiche del paradosso: sembra quasi che la formula vincente dei The Night Flight Orchestra si stia esaurendo senza perdere di qualità, suonando seducente nonostante l'evidente mestiere dietro le canzoni. Forse bisogna accettare il gruppo per ciò che rappresenta davvero, ovvero un'entità bloccata in un'epoca precisa, riottosa a ulteriori evoluzioni e che aspira soltanto a nutrirsi di una spensierata leggerezza. Pronti per il decollo, allora!