Aerosmith
Toys In The Attic

1975, Columbia
Hard Rock

Nove brani ed una band da urlo cambiano la storia del rock a stelle e strisce
Recensione di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 15/01/14

Durante un soundcheck il chitarrista suona per caso un riff. E’ irresistibile e tutti capiscono che è imprescindibile. Deve diventare la colonna portante di una canzone memorabile. Nessuno però riesce ad associare delle parole a quelle note, non c’è verso di dare un seguito a quel lampo di luce. Per schiarire le idee e cambiare l’aria pesante  e tesa che si stava creando il produttore decide che è il momento di andare a fare due passi. I musicisti si ritrovano a Times Square e vanno a vedere “Frankenstein Junior”, appena uscito nelle sale cinematografiche. Arriva la scena in cui Igor scende zoppicando le scale della stazione e dice a Gene Wilder “Walk this way. This way”. L’attore imita il gobbo aiutante e lo segue anch’egli zoppicando. Un flash. Il giorno successivo il cantante della band ha il titolo della canzone, “Walk This Way” appunto, ed è pronto per scriverne il testo.  Va in albergo, ingerisce un barbiturico e butta giù le parole del brano. L’indomani torna in studio ma qui si accorge di aver perso il foglio su cui aveva annotato il testo della canzone ed è costretto a rifare tutto da capo. Si chiude in una stanza e con la musica in cuffia riscrive sul muro le parole.  Parole di puro rock’n’roll che parlano di un ragazzo che scopre il sesso. Nasce così “Walk This Way”, una delle canzone più famose della storia del rock.

Storie come queste sono assurde per la gente “normale”. Ma per altri sono storie di ordinaria e quotidiana follia. Storie da Aerosmith. E la pazzia è il tema che ha dato il titolo al primo capolavoro della band di Boston. Siamo alla fine del 1974 e Tyler e compagni sono appena tornati da un lungo tour (in supporto a “Get Your Wings”) durante il quale hanno capito che là fuori, in ogni angolo degli Stati Uniti, ci sono migliaia e migliaia di fan pronti ad idolatrare la prima grande rock band americana, la risposta a stelle e strisce a Rolling Stones e Led Zeppelin.

Toys In The Attic”, espressione gergale che indica la follia, nasce all’inizio del 1975 nei Record Plant Studios di New York sotto la guida – ancora una volta, dopo “Get Your Wings” –  di Jack Douglas. Si tratta della prima opera che tira una linea netta nella storia degli Aerosmith e in quella di tutto il rock americano, un album scritto con una consapevolezza diversa rispetto ai predecessori, ancora grezzo nel sound ma con un songwriting più curato ed ispirato. I cinque di Boston sono cresciuti musicalmente e compongono “Toys In The Attic” quasi come fosse un successo annunciato. E infatti il disco diventa immediatamente un grande classico dell’hard rock, vendendo vagonate di copie ed elevando gli Aerosmith a star di livello mondiale.

Di “Walk This Way” ed il suo celeberrimo riff abbiamo già parlato abbondantemente nel racconto della sua travagliata gestazione. Possiamo aggiungere che la hit, come noto, ha avuto una seconda splendente giovinezza nel 1986, quando viene pubblicata la versione rap’n’roll cantata assieme ai Run DMC. L’altro pezzo forte dell’album è “Sweet Emotion”, il cui elemento portante è il mistico riff di basso scritto dall’ottimo Tom Hamilton. Il testo del brano prende forma dal sentimento di puro odio di Tyler nei confronti di Elyssa Jerret, compagna di Joe Perry in quegli anni, accusata di essere sempre in mezzo tra il cantante ed il chitarrista e, più in generale, nell’intera band. Inutile dire che la cosa non ha fatto altro che aumentare la tensione all’interno del gruppo, ma quella canzone è troppo bella per essere scartata e tutti decidono che non se ne può fare a meno. Gli dei del rock ringraziano. Altro cardine del disco è la travolgente title-track, furente scarica di hard rock crudo e fin dal principio uno dei pezzi preferiti da Perry. Lo spassoso rock blues di “Adam’s Apple” e “Big Ten Inch Record” (scritta originariamente da Bull Moose Jackson nel 1952), l’hard rock cupo e pesante di “Round And Round” e la dolce e penetrante ballad “You See Me Crying” sono gli altri passaggi più belli e significativi di un’opera che diventa subito fondamentale.

Con “Toys In The Attic” il talento straripante di Steven Tyler scioglie definitivamente le briglie e corre furente come un inarrestabile purosangue. La sua spalla, Joe Perry, è un musicista meraviglioso che incarna perfettamente lo stereotipo della rockstar. Dopo Jagger-Richards e Page-Plant Il rock ha una nuova coppia d’oro e gli Aerosmith diventano la più grande band negli States. Il terzo album della formazione di Boston è un punto di svolta nodale per il genere oltreoceano e le otto milioni di copie vendute nel corso degli anni certificano la grandezza di una delle pietre miliari della storia del rock.

Nota del redattore: I sinistri ed inquietanti giocattoli che animano l’artwork dell’album sono stati disegnati dall’artista Ingrid Haenke.




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