Airbourne
Black Dog Barking

2013, Roadrunner Records
Hard Rock

Riff, assoli e ritornelli: bentornati Airbourne!
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 20/05/13

Terzo disco, uno ogni tre anni: si manifesta con la regola del “tre” il nuovo lavoro degli Airbourne, atteso e bramato da una grande massa di hard rockers che aumenta a vista d’occhio ai concerti (e che concerti) e sui social network del quartetto australiano. SpazioRock ha seguito le gesta dei fratelli O’Keeffe sin dagli esordi, promuovendo a pieni voti sia il sorprendente "Runnin’ Wild" che il valoroso successore "No Guts, No Glory", entrambi fatti di passione, sudore e di una dose di rock n’ roll di molto superiore alla media.  

Trovata la formula giusta, anzi d’accordo, scopiazzata la formula giusta degli Ac/Dc, perché mai cambiarla? Anche "Black Dog Barking" si allinea perciò alla struttura e ai suoni dei suoi predecessori, dando sì una sensazione di continuità ma anche di immobilità stilistica che influisce negativamente durante l’ascolto, questo va sottolineato. Una lettura semplicistica forse, ma non ci sono sfumature che ti consentano chissà quali congetture su un album che, in fin dei conti, è caratterizzato dai soli riff al vetriolo e refrain da stadio, uno di quei dischi da ascoltare senza impegno ma che poi ti ritrovi a canticchiare di notte, capace di toglierti definitivamente il sonno.

Non ci sono passi in avanti ma uno indietro sì, perché anche se formula, strutture e suoni sono rodati e funzionanti, non è stato difficile accorgersi di un lieve calo generale proprio nei punti focali, riff e ritornelli, meno ispirati del solito ad esclusione di “No One Fits Me (Better Than You)”, “Back In The Game”, e “Hungry”. Pazzesco il riff della prima, coinvolgente mid tempo la seconda, straordinario pezzo hard & heavy la terza. Tutto il resto, benchè fluido e piacevole all’ascolto, non aggiunge nulla a quanto già composto in precedenza.

Nella sua palese scontatezza, la proposta degli Airbourne si rivela ancora una volta vincente: per fare del buon Rock bastano qualche riff centrato, assoli e ritornelli a profusione e un suono retrò? La risposta è si. Occhio a non ripetersi all’infinito però, perché per ogni Ac/Dc che ce la fa, altri cento mila si disperdono nel nulla.




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