Alessio Bondì
Sfardo

2015, Malintenti Dischi / 800A Records
Indie

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 02/06/15

Trivia: caratteristica principale dello storico mercato della Vucciria, a Palermo, è la sempiterna e incontrovertibile condizione di inasciugabilità delle lastrone di marmo ("balate", per l'appunto) che ne fanno da pavimentazione, a causa della presenza di numerosi banchi che vendono pesce -il quale richiede, per venire incontro alle esigenze degli acquirenti che generalmente lo gradiscono non marcio, una costante umidificazione- situati ai lati delle piccole vie. Tale rinomata peculiarità del manto stradale ha dato adito al cementificarsi di un colorito modo di dire nel locale idioma: "quando si asciugheranno le balate della Vucciria" diventa un'espressione colloquialmente usata per connotare un evento che accadrà, per dirla in modo caro a Stephen Hawking, all'orizzonte degli eventi. Per dirla in un modo caro a chiunque altro: mai.

Alessio Bondì, ventiseienne cantautore che nella città più contraddittoria d'Italia è nato, alla Vucciria -che da mercato e meta turistica è diventata nel corso degli anni location e simbolo di una movida danzante, rumorosa, alticcia e dall'eleganza quantomeno questionabile- dedica una delle canzoni più forti e d'impatto di quest'esordio discografico, "Sfardo" ("strappo": uno strappo da cui sono uscite musiche e gioie, dice l'autore). Un movimento -ondeggiante e instabile, come quello che s'ottiene sbronzandosi di birre scadenti- che accompagnato da trombette e battiti di mani si destreggia tra il pop d'autore e il cantautorato acustico, tra giochetti di voce tipicamente soul e accelerazioni ballabili e ritmate; un caotico ma piacevole ambaradam che racconta di un giovane tamarro autoctono innamoratosi di una consimile musa, e che segue pedissequamente i passaggi della storia, dalla visione celestiale della bella alle minacce e alla quasi-rissa con il di lei uomo e relativa cricca.

Si è capito, "Vucciria" è una gran canzone. E si è intuito che Bondì è bravo. Si vede. C'è un motivo -ce ne sono parecchi, anzi- per cui lo chiamano un po' ovunque (in giro per l'Italia, ma addirittura a Barcellona, per esempio) a dare spettacolo, lui e la sua chitarra acustica: seppur facciano spesso ridere e non rinuncino ad espressioni colorite e belluine ("Iccati Sangu", titolo di uno dei brani più rabbiosi in tracklist, non è esattamente una frase assimilabile a un "buona fortuna"), seppure siano cantate in un dialetto strettissimo, che richiede un minimo di concentrazione anche a chi lo parla come seconda lingua per essere capito (specie nei passaggi più veloci), seppure -come già detto- possano indurre al coretto e al ballo da falò in spiaggia, le canzoni di Bondì hanno le carte in regola per piacere a chiunque. Perché, semplicemente, sono canzoni indie ben scritte; perché Bondì sa come cantare, sa modulare la voce passando dallo stridulo al suadente, dal coccoloso all'incazzato; perché sa come far "cantare" anche le corde della sua acustica; perché sa creare, per la sua acustica, suggestive e accurate atmosfere che ne facciano da palcoscenico. Basta qualche esempio: "Di Cu Si", all'inizio dell'album, è una tenerissima ninna-nanna riletta in chiave folk; "Granni Granni", o "Rimmillu ru voti", sono ballate d'incredibile profondità e romanticismo; "Wild Rosalia" è una cavalcata urlata e inarrestabile.

Non possiamo, dunque, tirarci indietro dall'opportunità di far parte della grande quantità di critici che raccomandano di dare una chance a questo ragazzo. Allo spassionato consiglio ci riserviamo il diritto di aggiungere un suggerimento: se non siete isolani anche voi e vi fa strano ascoltare un barbuto hipster siciliano che fa indie di qualità nel suo dialetto (è una cosa assolutamente inusuale, ce ne rendiamo conto) fate finta che abbia un'origine più credibile, che sia -mettiamo- delle Fær Øer. Capireste la stessa quantità di parole dei suoi testi (ossia nessuna) ma potreste trovarvi, ascoltando "Sfardo", ad apprezzarlo. E anche tanto.



01. Di cu si
02. Wild Rosalia
03. Granni granni
04. In funn'o mare
05. Vucciria
06. Rimmillu ru' voti
07. Es mi mai
08. Sfardo
09. Iccati sangu
10. Un pisci rintr'a to panza

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