Di fronte alla semplicità si aprono scenari surreali nei quali solo i sensibili sanno come ambientarsi. La semplicità stessa provoca una forte reazione dell'immaginazione, ed è questa reazione che gli Alt-J intendono scatenare con il loro mix di sussurri e delicate pressioni contenute in serie in "This Is All Yours". Il seguito di "An Awesome Wave" vuole essere un lungo viaggio verso Nara, città giapponese più idealizzata che realmente indagata e perlustrata, ma in realtà è il raggiungimento di una superficie calda e colorata sulla quale il trio di Leeds deposita gli essenziali elementi sonori che costituiscono la loro realtà, la loro progressiva costituzione e facile proiezione.
In un'ora di loop e spirali acquatiche che si dissolvono inermi nei lenti ritmi tribali, celtici, barbari, gli Alt-J vanno alla ricerca dello stesso successo che l'anno scorso permise loro un tour mondiale al fine di diffondere l'apparente novità mainstream che rappresentavano. A distinguersi in ogni brano, ora, è a sorpresa il silenzio, volutamente ricercato nella speranza di illuminare o sorprendere. In realtà "This Is All Yours" rappresenta la più assoluta normale amministrazione per Joe Newman, Thom Green e Gus Unger-Hamilton, dai quali ci si aspettava senz'altro di più. L'album rimane per tanto fine a se stesso e a chi volesse approcciarsi a quelli che sono stati davvero uno dei fenomeni Indie dello scorso anno si consiglia, appunto, il disco d'esordio, perché la formazione pare essere rimasta assopita in quella mentalità.