Alternative 4
The Obscurants

2014, Prophecy Productions
Alternative Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 30/09/14

"Alternative 4" è di certo più di un semplice nome per Duncan Patterson: un'indelebile traccia nella storia del prog moderno alla quale il musicista britannico appose la propria firma, un frutto d'una inimitabile sensibilità artistica che permise agli Anathema di svincolarsi dalle radici doom, spiccando il volo verso quel trono di più rinomati e apprezzati esponenti del genere che insidiano da svariati anni. Un album dopo il quale il bassista abbandonò la band alla quale aveva regalato momenti di gloria, forse perché figura troppo ingombrante per chi divideva con lui il songwriting (i fratelli Cavanagh), forse perché desideroso di dar forma ancor più compiuta alle sue malinconiche fantasie e oscure visioni.

 

Dopo la parentesi Antimatter, Patterson pare trovar casa nella band che dall'album prende in prestito il nome, arrivando con "The Obscurants" alla seconda testimonianza in studio nel giro di tre anni. Il canovaccio strumentale segue, a larghi tratti, quello dell'esordio "The Brink": cupe linee di basso s'ergono spesso ad assolute protagoniste delle tracce, che siano dense compagne di spentissime vocals in "Returning The Screw" o guizzanti highlight nella coda della lunghissima (troppo, in relazione all'esiguo numero di momenti d'effettivo interesse in essa presenti) suite "Paracosm". A fiancheggiarlo fiacche chitarre elettriche, campionamenti spesso anche godibilmente anologici, note di tastiere abilmente orchestrate per tener le redini di un songwriting dannato (si faccia attenzione ai due minuti d'angoscia dell'opener strumentale "Theme For The Obscuritantist", posti subito per non lasciare dubbio alcuno su quale sia il mood dell'opera).

 

Le note dolenti si rintracciano però presto, nella performance al microfono della barbuta new entry Simon Flatley: una voce atona e indolente, che suggerisce costantemente un'opprimente (forse cercata, ma di certo stancante sulla lunga-media distanza) sensazione di grigio squallore. "The Obscurants" prepara dunque piatte basi strumentali che paiono fatte per essere squarciate da cinematiche ed emozionanti vocals che, di fatto, non arrivano mai. E la cosa diventa ancor meno perdonabile quando ci si rende conto della rovina cui vanno incontro testi oggettivamente eccezionali (i "Consumate de-facto temptress, stimulated tiranny, simulated chivalry within hyperreality" di una "Dina" non sono proprio cose che si leggono ogni giorno), destinati a prender vita in vocals che parrebbero eccessivamente annoiate e stanche anche per leggere il foglietto illustrativo di uno psicofarmaco.





01. Theme For The Obscuritantist
02. Paracosm
03. Returning The Screw
04. Dina
05. Lifeline
06. The Tragedy Shield
07. Mr Black
08. Closure

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool