Amanda Mabet
Satura

2015, Autoproduzione
Rock / Elettronica

Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 26/03/15

Da qualche anno l'underground dedito al rock elettronico in Italia sta vivendo una nuova vita, spuntano nuove band in ogni dove. Giungono al secondo lavoro in questo inizio 2015 gli Amanda Mabet, ambizioso progetto elettrorock di Milano con questo "Satura": dieci tracce poliedriche e mutevoli che con molti alti ma anche qualche basso cattura l'ascoltatore in uno strano vortice a metà strada tra il pop e quella frangia dell'elettronica che più si accosta al rock.

 

Ad un primissimo ascolto neanche troppo attento, il songwriting salta all'occhio per la sua cura e precisione, si nota la mano esperta di chi bazzica l'ambiente e scrive canzoni da anni e lo fa ormai con una certa agevolezza. C'è molta cura in ogni nota di ogni brano, e il tutto spicca grazie ad una produzione sopra la media per quanto riguarda l'underground (anche se, di questi tempi, non è difficile ottenere buoni risultati senza strumenti eccessivamente costosi) ma soprattutto un'esecuzione degna di nota. C'è un feeling incredibile, una sinergia che riecheggia dagli speaker o dalle cuffie all'ascolto, e la voce della vocalist Cristina Pinto accompagna l'ascoltatore in un viaggio un po' particolare, raccontando sensazioni, luoghi, situazioni con la sua interpretazione pacata ma energica dei testi. Spicca, in questo senso, "Tracce Di Veleno", ricca di sfumature e di accentazioni particolari che la rendono una delle tracce più riuscite ed apprezzabili, se non la migliore in assoluto di quanto presentato in questo album.

 

Ora, avendo parlato degli alti, parliamo dei bassi, o meglio, degli aspetti meno riusciti dell'album.
Dopo un po' sopraggiunge una certa sensazione di noia che bussa alla porta della mente mentre si ascolta. Alcuni brani, per esempio "Origami", sono un po' troppo anonimi, e scorrono via senza lasciare tracce particolari nella memoria dell'ascoltatore. Anche l'opener "Nero" manca di mordente al punto che ascoltarla o meno non fa nessuna differenza. "Satura" soffre inoltre di un altro piccolo difetto che sempre più spesso si nota: il posizionamento in tracklist dei pezzi predilige, al contrario di quanto succede solitamente, il posizionamento dei brani più interessanti nella seconda parte dell'album. Di solito si fa il contrario, si mettono i pezzi migliori all'inizio e quelli un po' meno riusciti in fondo. "Satura" è l'esatto opposto. Strano, per davvero.

 

In conclusione, "Satura" è sicuramente un buon lavoro che soffre un tantino per la somiglianza nel sound con tante altre band dello stesso genere, ma nel suo piccolo (che si spera sempre diventi qualcosa di più grande) è un lavoro ben fatto e molto, molto apprezzabile. Un solo consiglio, spassionato: più brani come "Octopus" sarebbero perfetti. Le tracce di synth in questo pezzo sono eccezionali, aggiungono varietà al sound e il risultato finale è magnifico.





01. Nero
02. L'Assedio
03. Amore Liquido
04. Origami
05. Hu-Man
06. La Corte Dei Miracoli
07. Tracce di Veleno
08. Acrobati
09. Rock Rose
10. Octopus

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool