Amaranthe
Massive Addictive

2014, Spinefarm Records
Metalcore

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 02/11/14

“Massime Addictive”, diciamocelo, è un titolo pretenzioso per una band che dopo un solo anno riesce a dare alle stampe un nuovo album, sindrome scontata del “batter ferro finche è caldo”. Li avevamo lasciati lì, a quel “The Nexus”, che ci aveva dimostrato ben poco, rispetto al già lacunoso debut album; ma eccoci di nuovo qui, a parlare di Elize, Jake, Olof, Morten e del nuovo arrivato Henrik Englund, insomma degli Amaranthe.

 

Il terzo album è comunque un traguardo importante per una band arrivata al successo nel giro di qualche anno, soprattutto dopo essersi sottratta ad una gavetta, forse necessaria. QQuel che c'è da dire è che a questo giro, forse, è riscontrabile qualche cambiamento, per quanto il tutto sembri comunque realizzato “meno peggio”, rispetto alle precedenti release. Senza equivocare, ritroviamo esattamente come nei precedenti lavori una struttura metalcore e qualche soluzione power, ben conscia della sua natura pop. E’ innegabile che il sound bombastico e alcune soluzioni “dance”, siano state messe in secondo piano, prediligendo brani dal piglio meno sfrontato. Non cambia invece l’ostinazione vocale dei due vocalist Elize Ryd e Jake E. che si mantiene longeva, sempre sulla stessa linea del passato, stucchevole e coerente nella sua ruffiana parvenza. A conti fatti, è comunque giusto accennare che il lavoro sul growl del nuovo arrivato Henrik Englund, riesce a convincere per l’unione istantanea con gli altri componenti ma, ahimè, i problemi sono altri. Ancora una volta la cura dei dettagli visivi e estetici va di pari passo con una cortezza di ideali della vera musica, quasi imbarazzante. In poche parole ci troviamo davanti ad una band che con il tempo incorpora anche elementi interessanti al proprio sound ma è come limitata, ostaggio della sua stessa proposta, vendibile quanto muta. Fin dagli esordi, l'obiettivo degli Amaranthe è sempre stato chiaro e l'esserci riusciti dimostra solo una tenacia di fondo che non nasconde affatto un marchingegno costruito a tavolino allegato ad una proposta superflua. “Massime Addictive” è quindi un album recidivo, aggravante sonora di una band che non dimostra un’anima. La musica artefatta prima o poi svela tutti i piccoli accorgimenti che l’hanno resa qualcosa di spropositato senza apparente motivo.

 

P.S. Non siamo riusciti a decifrare quale, tra “True” e “Over and Done”, riuscirà ad accaparrarsi un  video come degna sostituta di una “Burn With Me”… ai posteri l'ardua sentenza, insomma.





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