Spiritual Front
Amour Braque

2018, Prophecy Records
Alternative Rock/Folk

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 02/09/18

All’inizio degli anni zero, su Roma era puntato un enorme faro che proiettava una luce oscura e depressiva ad illuminare tutti gli anfratti dell’alternative rock fatto nella capitale. Tra i protagonisti di questa nuova scena, che ha saputo attirare l’attenzione di non pochi occhi internazionali, gli Spiritual Front si sono ritagliati uno spazio di tutto rispetto, grazie ad una miscela unica di rock, dark, gothic ed un folk tanto basato sulla teatralità barocco/decadentista, quanto sulla tradizione italiana.

 
Furono un gruppo di discreto successo, ed esattamente come i cugini Klimt 1918, neanche loro sono stati mai dimenticati da uno zoccolo duro di aficionados. Esattamente come per la band dei fratelli Soellner, quella  di Simone Salvatori torna oggi dopo una discreta pausa (un lustro, per l’esattezza) con un disco tracotante di contenuti.


Amour Braque” è opera che, come le migliori piece teatrali, pare vivere di due atti ed un intervallo.  Il primo atto ci presenta gli Spiritual Front esattamente come li abbiamo conosciuti, quindi immaginatevi un Danny Elfmann che vaga per le vie nebbiose di una Parigi del 1870 in cerca del Teatro dei Vampiri gestito dall’affascinante Armand, il tutto senza dimenticare il gioco (“Children Of The Black Light”) e l’influenza Morriconiana, da sempre una caratteristica della band (“The Abyss Of Heaven”). Nel secondo atto, invece, gli echi di una tarantella (“This Past Was Only Mine”) ci presentano un’atmosfera più italiana e lieve, per cui sulla scena abbiamo un Francesco Bianconi in viaggio verso il Giappone alla scoperta delle fascinazioni del visual rock primitivo dei Malice Mizer (“Battuage”, “The Man I’ve Become”), distratto occasionalmente dal country, che si insinua delizioso nelle trame pop di “An End Named Hope”. Nel mezzo, un intervallo costituto da una vera e propria deriva dark infarcita da preziosissimi sinfonismi, in cui Salvatori sembra letteralmente posseduto dallo spirito oscuro e dannato del più melodico Fernando Ribeiro.


Alla fine dello spettacolo, è con una certa sorpresa che constatiamo come la parte migliore, quella che offre uno spunto davvero interessante, contemporaneo ed emotivamente intenso, è proprio l’intervallo. Non che i due atti principali dell’opera siano particolarmente non riusciti (soprattutto il secondo), ma l’impressione generale che lascia “Amour Braque” è di disco troppo legato ad un senso di nostalgia per una scena che dal faro si è ridotta al lumicino, ed un discorso musicale unidirezionale, che è in grado di convincere appieno unicamente chi ha le corde dello spleen e dell’ibridazione musicale “estrema” a far vibrare il proprio gusto. Tutti gli altri, invece, potrebbero trovare il tutto eccessivamente prolisso e non propriamente ben amalgamato, soprattutto ad inizio opera, quando gli Spiritual Front ci tengono a ricordarci con troppa insistenza l’unicità di cui sono infusi. Allo stesso modo, tuttavia, è impossibile tacere di come l’arrangiamento sia sempre ben riuscito e prezioso, e che certi ritornelli riescono a rimanere marchiati a fuoco nella mente e nel cuore (“Beauty Of Decay”).


Al netto di tutte queste considerazioni, siamo comunque contenti di ritrovare all’opera una band distintiva ed amorevolmente testarda come gli Spiritual Front. “Amour Braque” è quindi un ottimo esercizio, che potrebbe fungere da viatico verso un futuro capolavoro. Rimaniamo in attesa pieni di viva curiosità.





01. Intro / Love’s Vision
02. Tenderness Through Violence
03. Disaffection
04. The Abyss Of Heaven
05. Children Of The Black Light
06. Pain Is Love
07. Beauty Of Decay
08. Devoted To You
09. This Past Was Only Mine
10. Battuage
11. An End Named Hope
12. The Man I’ve Become
13. Vladimir Central

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