Il problema delle "etichette" (non discografiche, quelle di "genere") è che, come quelle della marmellata, possono essere applicate su qualsiasi prodotto senza che nessuno faccia si preoccupi troppo della coerenza tra cosa ci sia scritto realmente sopra e il contenuto del suddetto. I The Unguided, combo svedese attivo dal 2010, suonano, sulla carta, un mix di metalcore e di quello stesso "melodic death metal" a cui il loro paese ha dato i natali ma già dalla copertina si comprende che qualcosa andrà tremendamente storto.
Non si tratta soltanto di quanto l'artwork di "And the Battle Royale" ricordi la brutta copia di ammiccanti copertine di certi videogiochi che poi lasciano il tempo che trovano, piuttosto di come quel lupo (presunto) cattivissimo, raffigurato sullo sfondo, con le sue fauci spalancate, sembri sbadigliare più che incutere timore ai suoi indomiti nemici. A ben pensarci, quel lupacchiotto è una perfetta metafora della proposta dei The Unguided: la prima impressione è quella di un fiotto di cattiveria, la stessa sensazione lasciata dal primo minuto e mezzo circa di ognuna delle 9 tracce in questione, ma il modo in cui poi è stato raffigurato lo rende tremendamente ridicolo, ovvero la medesima idea che si matura alla conclusione dell'ascolto dell'album dopo aver riletto che i The Unguided vanno in giro a dire di avere influenze "melodic death metal". E lo sbadiglio, beh, quello si spiega da solo.
Le melodie risultano infatti tutte uguali, banali, zuccherose all'inverosimile, sorrette da tastiere a tratti fastidiose e "bombastiche" (tranne quando cercano di scimmiottare la colonna sonora di qualche film altamente drammatico); i testi sono intrisi della stessa visione del mondo che milioni di band fotocopia ci hanno già proposto, nostro malgrado, negli ultimi 15 anni (che poi sono preoccupantemente simili a quelli dell'ultima hit della promessa della musica - quella con la data di scadenza più vicina - lanciata da "Amici" di Maria De Filippi, ma questo è un altro discorso); e indovinate, anche gli spietatissimi breakdown a metà canzone, immancabili perché guai ad ometterli (ma glieli chiedono da contratto?), gli stessi che durante i concerti riescono a trasformare i pit in, al massimo, dei tornei di canasta, anche loro li abbiamo già sentiti milioni, o forse miliardi di volte.
I The Unguided sono il gruppo perfetto per un qualche giovanotto al primo contatto con quella musica "estrema" (Quorthon perdonaci perché abbiamo peccato) che così poco piace alle mamme e ai papà. Anzi, se avete una cuginetta in fissa con i One Direction, potreste farla avvicinare al "lato oscuro" proprio con quest'album. Se invece cercate del genuino "melodic death metal", o presunto tale, forse vi conviene farlo altrove.