Armonite
And The Stars Above

2018, Cleopatra Records
Progressive Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 04/07/18

Forti di un parterre di ospiti eccezionali, tra cui giova ricordare Colin Edwin dei Porcupine Tree e il talentuoso Quartetto Indaco, il duo degli Armonite, ovvero Paolo Fosso e Jacopo Bigi, giungono al secondo lavoro con "And The Stars Above", a un paio d'anni dall'esordio "The Sun Is New Each Day". Laddove Rondò Veneziano, spigolature etniche e vibrafono costituivano il corredo di influenze a sostegno dell'ossatura progressive del debutto, il nuovo album tenta, con successo, di coniugare rock e musica classica in una struttura complessiva nella quale archi e strumenti a corde assurgono a ruoli di protagonisti principali, ma non assoluti, di un lotto ricco di sorprendenti contaminazioni. Muse ed Electric Light Orchestra, Rush e Mozart: espressioni sfaccettate di un'unica anima sperimentale, impreziositi da fini arrangiamenti pop a là George Martin e da un montaggio cinematografico in grado di imprimere su nastro le variabili poetiche di una narrazione quasi interamente strumentale. 

Il cammino inizia con l'eterea e fragile vocalità di Maria Chiara Montagnari in "The March Of The Stars": il ritmo procede lento e cullante, poi il boato di un inaspettato fragore, le pulsazioni divengono imponenti e quella stessa marcia che sembrava così schiva nelle battute introduttive si invischia in partiture sinfoniche fascianti e linee di basso capricciose, prima di sgretolarsi seguendo le onde di sciamanici tom. Segue "Next Ride": gli intrecci di violini e chitarra si intersecano in un mosaico di shuffle notes, navigano a bordo di multisensoriali chiglie sonore,  attraversano climi di urgenza ovattata, mentre "District Red", da par suo, incita chiaramente al panico e alla fuga. In un catino rovente di sirene e vitulae brucianti, il pezzo cattura le percezioni dell'allarmismo distopico carpenteriano, velandosi di un crescendo che si risolve in un esiziale quanto improvviso finale rumorista. Posizionata a guisa di balsamo, "Plaza De España" splende di una struggente melodia di pianoforte culminante in una danza provvista di nacchere e tintinnanti tamburelli: il brano sembra rispondere a un'esigenza della band di recuperare determinate tradizioni di musica popolare in chiave colta, cercando di rendere accessibile il patrimonio del folk europeo pur senza sacrificare l'audacia compositiva che caratterizza il disco. 

Intanto l'interludio etereo di "Clouds Collide" anticipa il virtuosistico collage di latin jazz, King Crimson, sintetizzatori ed energia garage di "Blue Curaçao". E se "By Heart" e "By The Waters of Babylon" rappresentano una rivisitazione contemporanea, immersa in una selva di continui controtempi e voli celestiali, rispettivamente del virelai medievale "Douce Dame Jolie" di Guillaume de Machaut e di un canone settecentesco di Philip Hayes, nel mezzo "Freaks", persa in atmosfere da sinistra magia nera, si sentirebbe davvero a proprio agio soltanto nei corridoi del castello di Otranto. Il break salisburghese "The Usual Drink", lo space prog di "What's Rush" e il theremin dolce e ipnotico che invade "Ghosts" chiudono le porte di un'opera capace di miscelare con rigore, estro e un pizzico di sana follia orchestrazioni apollinee ed elettricità dionisiaca: le chiose bonus profumate di Barocco e poliritmia di "A Playful Day" (for String Quartet) e di "The Fire Dancer" (for piano solo) non fanno altro che confermare la propensione avant-garde dell'ensemble.
 
Idoneo nell'istoriare le frammentazioni del nuovo millennio, "And The Stars Above" risulta avvincente e suggestivo, una sorta di mappatura geografica delle emozioni, tracciata con la precisione della matematica e la mutevolezza dei turbamenti: la soundtrack perfetta per un lungo viaggio in compagnia degli Armonite.




01. The March Of The Stars
02. Next Ride
03. District Red
04. Plaza De España
05. Clouds Collide
06. Blue Curaçao
07. By Heart
08. Freaks
09. By The Waters Of Babylon
10. The Usual Drink
11. What's The Rush?
12. Ghosts

Bonus Track
13. A Playful Day (for Strings Quartet)
14. The Fire Dancer (for Piano Solo)

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