Il termine "Apotheosis" deriva dal greco antico e indica il processo di deificazione di un essere umano: un titolo, quindi, alquanto roboante per il terzo album di una band, i Necronautical, che dopo aver autoeditato i propri precedenti lavori, non soltanto diviene patrimonio, ora, della prestigiosa Candlelight Records, ma si compiace anche di uno splendido artwork a cura di David Thiérrée. Il problema resta capire se a tale pregevole involucro corrisponda una sostanza musicale coi fiocchi: ebbene, i britannici, pur licenziando un disco gradevole, non valicano mai la soglia del compito professionale impeccabilmente antalgico.
Seguendo la fascinazione per le orchestrazioni semi-sinfoniche dei conterranei Cradle Of Filth ed Hecate Enthroned, soggiogati dallo sfarzo contenuto dei primi Dimmu Borgir, vicini alla tragicità nordica dei Borknagar, i nostri preferiscono comportarsi da epigoni piuttosto che da novelli facitori. Inoltre, dopo i primi minuti dell'opener "All Is Vanity", e della consanguinea "Totentanz", spicca un particolare rivelatore che iscrive il combo nel novero dei gruppi black metal iperprodotti e attenti alla moda del periodo: i cori ecclesiastici e il suono campionato dell'organo, infatti, così comuni oggigiorno, conferiscono alla Messa sinistra celebrata dal quartetto albionico quell'aspetto ammiccante che ne deteriora l'autenticità diabolica a vantaggio di un'attrazione da cassetta oramai abitudine consolidata.
Comunque, in un lotto dominato da ritmi cadenzati e durate fluviali, emerge la discreta qualità di alcuni brani: la gelida ed elegiaca "Nihil Sub Sole Novum", la composita "Lure Of The Abyss", ondeggiante tra momenti pseudo-doom e ghiribizzi gotici, la complessa e versatile "Down The Endless Spiral", che alterna, in modo equilibrato, sprazzi acustici, chitarre pulite, riff procellosi ed evocativi orpelli tastieristici. E mentre la title track richiama spudoratamente "Demon Of The Fall" degli Opeth, manieristica appare "Here Begins The Fall", classico mid-tempo anni '90 privo di grossi sussulti.
"Apotheosis" senza dubbio conquista per groove e appeal catchy; i Necronautical, però, non brillano per autonomia stilistica e asciuttezza compositiva, deludendo soprattutto chi si auspicava un coacervo di tenebre, profanazione e originalità da un congrega di loschi figuri in corpse-paint. L'esplorazione della morte pretende ben altre offerte votive.