VOLA
Applause Of A Distant Crowd

2018, Mascot Records
Progressive Rock/Alternative Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 04/10/18

Soprattutto durante le giornate estive lo Strøget, isola pedonale situata nel centro storico di Copenhagen, si anima di una folla policroma ed esuberante, animata delle attività ricreative di musicisti, pittori e virtuosi di diversa estrazione. I VOLA, gruppo di stanza nella capitale danese, non si mostrano indifferenti all'atmosfera colorata della propria città e decidono di mettere mano al loro secondo lavoro ponendo grande attenzione alle sfumature: perché in "Applause Of A Distant Crowd", i nostri preferiscono smussare angoli e aggressività e, benché appaia forzato parlare di un album leggero e disimpegnato, si respira comunque un'aria di trasognata malinconia. E se le liriche si incentrano sulle ambigue conseguenze di un utilizzo eccessivo dei social media e della tecnologia, il progressive dal taglio psichedelico ed elettronico proposto dal combo conferisce all'insieme un mood onirico a cui la patina beatlesiana e le esplosioni emotive al limite del post rock aggiungono il necessario collante eufonico. 

 
Oltretutto, rispetto all'esordio del 2015 "Inmazes", l'influenza dei Meshuggah, e del djent in generale, risulta sì presente, però decisamente meno ingombrante: pezzi come "Smartfriend" o "Whaler", quest'ultimo molto vicino alle particolari strutture metal di Devin Townsend, non lesinano impegno nell'esporre chitarre heavy e ribassate, ma sono altri gli elementi a dominare la scena. I synth vintage di "We Are Thin Air", le one finger keys anni '80 di "Ghosts", lo space ambient etereo di "Ruby Pool", la sei corde à la David Gilmour di "Vertigo", le giustapposizioni electro-frippiane di "Alien Shivers", trasmettono l'ovattata sensazione di un grigiastro tepore primaverile, stordimento incrementato dalla voce felpata di Asger Mygind; anche quando, poi, la satura pesantezza di "Still" e i riff penetranti della title track tornano a rigare le calde gote dell'ascoltatore, gli interventi strategici e costanti delle tastiere e le carezze pop che si insinuano tra le fratture ritmiche dei brani rendono il disco un pastiche dalla fruibilità intelligente e soltanto lievemente caramellato. L'instrumental finale "Green Screen Mother", con un delicato pianoforte in primo piano, conferma l'inclinazione del quartetto verso una ricerca sonora votata alla continua amplificazione della componente melodica.

 
"Applause Of A Distant Crowd" costituisce, per i VOLA, un passo in direzione del mondo variopinto e confuso del mainstream, nel quale sovente vengono associate entità dallo spessore artistico disomogeneo e non sempre accostabili. Certo, esiste il pericolo che il talento dell'act nordico possa perdersi nel mare magnum della mediocrità commerciale, eppure la linea di galleggiamento qualitativo sembra abbastanza tranquilla. A patto di non distrarsi e affondare.





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