Arca
Mutant

2015, Mute
Elettronica

Recensione di SpazioRock - Pubblicata in data: 19/12/15

Articolo a cura di Cristiano Latini

Essere uno dei personaggi più influenti del proprio ambiente nei due anni appena trascorsi, è di certo una responsabilità piuttosto grande da portare sulle spalle.
Una responsabilità costruita sulle basi di un lavoro brillante e a tratti sconvolgente, quel lavoro che ha reso Arca un artista pressochè fondamentale per tutto ciò che di più nuovo ed intrigante (almeno in una certa qual scena) è successo musicalmente nell'arco degli ultimi 24 mesi.
Creature della sua innocente ma dirompente genialità sono senza dubbio FKA Twigs nonchè l'ultima delle infinite incarnazioni di Björk (solo per citarne alcune), ma è anche e soprattutto grazie alla sua carriera da solista che Alejandro Ghersi è riuscito ad imporsi come una figura di rottura e di totale spicco in tutti i paradigmi possibili della musica elettronica.
Il suo album di debutto, Xen, è un concentrato di assoluta e personalissima innovazione. Un'aliena ventata di freschezza e di ispirazione su di un mondo stantìo ed autoalimentato, al punto da spingere a chiedersi da dove possa essere mai uscito fuori un lavoro tanto diverso e a sè stante.

 

È proprio sulla base di queste premesse e di questa responsabilità che ad un primo e distratto ascolto di Mutant, potrebbe sembrare che l'artista non abbia fatto altro che cavalcare l'onda del successo in cerca di facili conferme attraverso un gemello più giovane della sua tanto celebrata opera prima.
Eppure non appena si inizia a concedere al disco l'attenzione e la concentrazione che merita, si scorge qualcosa di impalpabile ma che conduce completamente ed irrimediabilmente altrove. Qualcosa che pur portando l'indelebile ed inconfondibile firma dell'artista venezuelano, risulta distante anni luce tanto da Xen quanto da tutti i lavori a sè precedenti.

 

Non è (soltanto) nella dimensione meramente (e superficialmente) sonora che va cercato il significato alla base di Mutant, quanto piuttosto nell'anima che dal profondo ne tira magistralmente le fila per renderlo un lavoro immensamente ispirato ed ispirante, nuovo seppur in linea con il proprio passato.

 

Le siderali e taglienti ambientazioni sintetiche con cui Arca ci ha stregato in passato, rimangono le possenti fondamenta di questo nuovo album, dipingendo ancora una volta gelidi scenari urbani post-apocalittici anche se in qualche strano ed oscuro modo incredibilmente umani e dolcemente introspettivi.
Synth acidi, aspri ed iper-rarefatti tratteggiano melodie struggenti e profondamente emozionali, adagiandosi su ritmiche destrutturate ed insospettabili, incastrate, mutevoli ed aleatorie così come, contemporaneamente, imprescindibili e violente.
Come un meticoloso paesaggista di fronte ad una metropoli abbandonata, Arca racconta con delicata puntualità di malinconia e solitudine attraverso suoni e strutture altre, in grado di descrivere con raffinata maestria le corde più poetiche e profonde dell'immagine al suo cospetto così come della propria interiorità.
L'ascoltatore viene letteralmente immerso in un mondo astratto fatto di fortissime sensazioni innate e primordiali pur rimanendo aggrappato con un filo impercettibile ad una distorta ed alienante realtà.

 

Ma questo sarebbe (più o meno) lo stesso -meraviglioso- Arca di Xen, senza nulla aggiungere (ma neanche togliere) a ciò che è già stato scritto e detto.
A rendere Mutant un album completamente diverso dal suo predecessore, invece, è proprio l'evoluzione interiore del suo autore, in una sensazione dapprima appena percettibile, poi via via più concreta fino a divenire lapalissiana e schiacciante.
A dispetto di un Arca (uomo) timido ed insicuro, a tratti titubante nel suo genio, Mutant (come il titolo stesso suggerisce) rappresenta l'affermazione e la consapevolezza di sè da parte di una persona (prima che un artista) alla costante ricerca del proprio delicato equilibrio.
Fin dalle prime note e dai primi suoni, Mutant appare come una drammatica ed ostentata celebrazione di se stesso e del proprio essere, in una sorta di lunghissimo concept in cui la farfalla si libera finalmente dalla crisalide per mostrarsi in tutto il suo coloratissimo anche se struggente splendore.
Le stesse scelte emozionali accennate o talvolta sommesse in Xen, divengono ora spavalde, dirompenti, fluide e soverchianti, rivelando un'evoluzione tangibile e un passo ulteriore nel cammino di un artista già così incredibilmente maturo nella propria essenza e produzione.
Anche dal punto di vista più strettamente produttivo, le coraggiose intuizioni di Xen si tramutano in veri e propri cardini compositivi, liberandosi da ogni catena con il mondo circostante verso qualcosa di sempre più unico ed affascinante.

 

Mutant (così come i video pensati e girati dallo stesso Arca per accompagnarlo) è un autoritratto brillante, crudo, sfrontato ed a tratti persino vanitoso, in cui Alejandro Ghersi scarnifica la propria anima per farne un album catartico e profondamente introspettivo.
Liberando ogni più piccolo frammento del suo genio e portandolo ad una lucidità che abbaglia e sorprende, Arca riesce a prendere la mano dell'ascoltatore per condurlo attraverso il bellissimo mondo intimista ed onorico da sè ideato. Un mondo realizzato attraverso un'eleganza ed una poesia che solo i più grandi riescono a manipolare. Ma soprattutto un mondo che nel suo essere così incredibilmente figlio del proprio autore riesce in ogni caso a rapire e coinvolgere grazie ad un contorto senso di intima familiarità.

 

Mutant è un disco perfetto che inquadra ed incorona in modo impeccabile l'arte del proprio creatore, non rivoluzionando il messaggio alla base del proprio essere, quanto piuttosto stravolgendo ed affinando il punto di vista di colui che lo disegna.
In quest'ultimo lavoro Arca assimila ogni influenza e idea precedentemente partorita per farne l'essenza stessa della propria poetica, liberandosi dal fardello di ogni limite umano e compositivo verso qualcosa di sempre più unico e prezioso. Qualcosa che in un modo o nell'altro segna in modo intransigente ed assoluto l'epoca di musica (elettronica) in cui viviamo.

 

Mutant, di fatto, non è altro che la spudorata e lampante conferma (oltre che l' evidente presa di coscienza dello stesso artista), di quanto Arca sia semplicemente uno dei personaggi più nuovi ed assoluti che la musica elettronica -e non solo- ricordino da veramente moltissimo tempo a questa parte.





01. Alive
02 Mutant
03. Vanity
04. Sinner
05. Anger
06. Sever
07. Beacon
08. Snakes
09. Else
10. Umbilical
11. Hymn
12. Front Load
13. Gratitude
14. EN
15. Sire
16. Extent
17. Enveloped
18. Faggot
19. Soichiro
20. Peonies

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