Hot Snakes
Audit In Progress

2004, Sub Pop Records
Post Hardcore

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 21/01/18

Se i Drive Like Jehu, nel primo lustro degli anni '90, si affermarono come la formazione di punta della scena post-hardcore statunitense irrorando di calda espressività l'arida coltre implosiva degli Slint e la matematica cerebrale dei Fugazi, la costola degli Hot Snakes incrementò l'eterogeneo bagaglio del gruppo madre ormai disciolto attraverso l'innesto di una maggiore vena eufonica nelle complicate e sbilenche partiture, raggiungendo un nuovo e fruttifero equilibrio. La ristampa da parte della Sub Pop Records dell'intera discografia dei nostri consente la riscoperta di una proposta nevrotica e rabbiosa che tocca l'apice qualitativo nel breve e razionalmente incenerente "Audit In Progress" (2004), terza prova in studio della band californiana.
 
 
Mentre i due album anteriori, "Automatic Midnight" (2000) e "Suicide Invoice" (2002), mostravano la presenza pressoché totale di brani energici e dalla cadenza folle, nell'ultimo disco le coordinate espressive mutano in maniera rilevante: sezione ritmica meno tellurica, fraseggi che disegnano, alternando bruschi controtempi e urgenza comunicativa, trame capricciosamente geometriche ove diminuiscono le disparità tipiche del math a favore di un allargamento della componente garage/psichedelica, testi aspri e non di rado volutamente criptici che tuttavia si aprono a un ottimismo inconsueto.
 
 
La metamorfosi più evidente risiede nelle pulsazioni della batteria: con i compiti percussivi gestiti da Mario Rubalcaba, il sound diviene maggiormente nitido e controllato rispetto allo stile spesso convulso del transfuga Jason Kourkounis, elargendo a molti passaggi una pulizia esecutiva in precedenza soffocata dal selvaggio dinamismo in 4/4 del vecchio drummer. Variazione immediatamente manifesta nelle tracce iniziali, "Braintrust" e "Hi-Lites": spinti entrambe da un battito intenso ed esuberante, ma temperato dalla scansione ferma e costante delle bacchette e dei regolari giri di basso di Gar Wood, i pezzi conservano un peculiare incedere ansioso e caotico senza entrare in una spirale fuori controllo. Piste come "Retrofit" e "Think About Carbs" traggono anch'esse beneficio dalla cadenza spasmodica fornita da un lavoro dietro le pelli in grado di conferire un senso di impellenza ragionata agli aforismi no sense vomitati dall'isterica ugola di Rick Froberg.

 

D'altro canto il dialogo chitarristico volubile e ardente della coppia costituita dallo stesso singer e da John Reis palesa una trasformazione sottile e nondimeno decisiva: in parte debitore del revivalismo profumato di surf, grunge e sanguigno rock‘n'roll caratteristico della creatura di Speedo, ovvero i discontinui e divertenti Rocket From The Crypt, il riffing work ciondola trattenuto rispetto alle intricate diavolerie del recente passato. Benché le sei corde non perdano il caratteristico taglio rumoroso e abrasivo, in molteplici occasioni l'assordante fenomeno viene sostituito da un'attenta limitazione e da una sensibilità melodica inaspettata, capace di insinuarsi in diversi passaggi.

 

La title-track risulta abbastanza catchy da poter essere stornellata in coro, "Kreative Kontrol" e "Hatchet Job" si pongono alla stregua di inni anthemici da raduno sincopato, mentre "This Mystic Decade" e la chiusa affidata a "Plenty For All" godono solo di una tenue analogia con le bufere taglienti sulle quali il combo ha costruito nel tempo la propria reputazione: i quattro cavalieri preferiscono accomodarsi in cima a un ottovolante in compagnia di Dick Dale e Wayne Kramer, non disdegnando effetti di oscura minaccia post-punk ("Lovebirds"), schiamazzanti spaccature in accelerazione ("Reflex"), power chords smorzati dal palm muting ("Hair And DNA").

 

Eclettici e tecnicamente ineccepibili, gli Hot Snakes concludono brillantemente un percorso di ricerca e reinvenzione, issandosi a maturi interpreti di una vertigine musicale mitigata da un approccio alla materia metodico e intelligente: rigore e frenesia, in attesa di ulteriori sviluppi.





01. Braintrust
02. Hi-Lites
03. Retrofit
04. Kreative Kontrol
05. Think About Carbs
06. Audit in Progress
07. Hatchet Job
08. This Mystic Decade
09. Lovebirds
10. Reflex
11. Hair and DNA
12. Plenty for All

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool