Tanks And Tears
Aware

2017, Swiss Dark Nights
Post Punk

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 27/11/17

Dopo il positivo feedback riscontrato dall'EP "Know Yourself" (2015), i Tanks And Tears, trio di stanza a Prato, debutta sulla lunga distanza con "Aware", LP che allarga gli orizzonti del combo italiano rispetto al mini esordio: assimilata pienamente la lezione del dark movement britannico degli anni '80 e memori della ricca scena toscana del passato di chiara marca new wave, i nostri incrementano il proprio carnet di influenze con l'intenzione di amalgamarle alla matrice post punk da sempre spina dorsale della band. Il progetto prende forma dunque ampliando confini e superando sbarramenti, al fine di acquisire un'identità stabile eppure fluttuante, tale da unire, in un solo abbraccio, la nicchia underground e il mainstream meno scontato.
 
 
Le mutevoli strutture dell'opener "Breathe" oscillano tra partiture artiche e subliminali variazioni shoegaze: la voce di Matteo Cecchi, perfettamente integrata nelle linee melodiche, risulta omogenea e audace, ponendosi alla stregua di un ulteriore strumento a supporto dell'oscuro tessuto sonoro. Al contrario "Jump Into Your Heart" vive di un refrain che brucia esanime e dondola in loop su una pista da ballo sita in oscuri capannoni di siderurgica mattanza; "Inca" del resto, intransigente e cruda nel suo rumorismo grunge, proclama energica parole battagliere. "This night we're going to fight": gli archi campionati collassano, i sussulti disperati della batteria di Francesco Ciulli prendono il sopravvento. L'armonia di "Butterfly", quasi priva di distorsioni ed effetti flanger, innalza sculture di velluto su torrioni di ghiaccio, mentre l'umore fobico di "Aware", bagno primordiale di reminiscenze cold-industrial, chiude la danza spettrale della prima parte del platter.
 
 
Un seducente ménage à trois costituito da Pulp, The Cure e The Jesus And Mary Chain, che caratterizza la criptica "Under A Cloud", schiude la seconda sezione del disco: si prosegue senza soluzione di continuità con "War" e "Temple", impegnate a dipingere angosciosi scenari distopici servendosi di un entusiasmo elegiaco nascosto dalla facies ingannevole dell'Espressionismo di maniera. Se la chitarra acida di Claudio Pinellini deforma il battito asfissiante di "Plasticine", "Life Is A Show" palesa debiti con i Soft Moon meno spigolosi, pur innestando progressioni melodiche di ossessiva caducità.
 
 
Fragilità in delay e riverberi di rabbia, tragedie latenti e precipitose fughe in avanti: un piccolo gioiello, in cui conflagrano intensità emotiva e freddo distacco, eruzioni a lungo sopite e arcigne introversioni. Benché spesso si avvertano concretamente i disparati modelli ai quali attingono i Tanks And Tears, "Aware" mostra elementi di originalità non sempre percepibili in un cosmo musicale inflazionato da prodotti seriali e incastrati in schemi consolidati. Un album nel quale le angolazioni tempestose del buio rivelano punti di contatto con la gelida lontananza delle stelle.
 
 
"I was under a cloud, no way out
Endless agony, wasting thoughts
I remember it was a rough time
it's what I am now" 




01. Breath
02. Jump Into Your Heart
03. Inca
04. Butterfly
05. Aware
06. Under A Cloud
07. War
08. Temple
09. Plasticine
10. Life Is A Show

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