Se non fosse per Pete Doherty, per le sue vicende rocambolesche, per l'eloquio biascicante con cui tiene banco dietro il microfono, se non fosse per questo e moltre altre cose che con la musica c'entrano poco, i Babyshambles non sarebbero da considerarsi né un gruppo punk né un gruppo retro/indie degno di nota. Ma sembra che ciò che il frontman emana al resto del gruppo, che sia carisma o alcol, contagi tutti gli strumenti, i quali sembrano assecondare tutto il portamento del leader. “Sequel To The Prequel” non modifica questa caratteristica vincente dei Babyshambles e aggiunge un capitolo al repertorio fatto di motivetti nostalgici tra il serio e il faceto.
Ed è così che questa serie di composizioni, che di per sé non sarebbero così speciali, diventano contagiose senza capirne subito il perché. Dai, “Fireman” è una improvvisata punk della prima ora che sembra una b-side dei Sex Pistols, e poi “Nothing Comes to Nothing” non è un pezzo pop rock degli anni Novanta che peggio si muore? Già, almeno così sembra; ma a partire da questo duo iniziale si comprende quanto la band di Doherty regga solo su una cosa: lo stile. Uno stile pressappochista, ubriacone, ma anche molto autentico e che, per questo, funziona. E quando le canzoni dimostrano anche quel pizzico di cura in più i risultati sono davvero buoni: su tutte svetta “Farmer's Daughter”, che è appunto più calcolata, ma unisce i pregi di una buona canzone dal gusto sixties a quelli tipici dei Babyshambles. In altri casi, invece, Doherty e compagnia si danno a brani di puro e semplice divertimento (il loro più che altro), come nella buffa title-track o nel reggae scherzoso di “Dr. No”. Nel complesso, però, non si può che ascoltare con piacere la scaletta un po' naive con cui i Babyshambles riescono a rimescolare ogni volta il mazzo e tirar fuori carte vincenti, un po' per tutti gusti.
Dopo aver ben descritto le qualità di questa band inglese, anche nell'ultima prova, forse avrete anche capito che, nonostante l'appeal da allegri mascalzoni, parliamo di un gruppo da prendere un po' per quel che è: ossia non troppo sul serio. Questo “Sequel del Prequel” rispetto al loro catalogo sposta le lancette indietro e diventa una sorta di “Vintage secondo Pete Doherty”, con tutti i vizi che il personaggio si porta dietro. Chissà che questo non faccia divertire anche voi.