Dietro ad un nome così, facilmente sintetizzabile a sigla, la probabilità di incappare tra le grinfie di un’altra band Pop Punk è oggi abbastanza alta: la statistica viene spazzata via dalle sonorità prorompenti di chi vive il Rock come strumento che comunica ciò che i pensieri non riescono a formulare. “My Dear No Fear” è una bomba dilazionata in più atti, un esercizio di maturità che i Bad Apple Sons realizzano assieme a Paolo Mauri (Afterhours e Luci della Centrale Elettrica) riuscendo a riportare in auge un suono martellante appartenente allo scorso secolo.
È il Post Rock britannico che sbarca in Italia accuratamente smussato e levigato, e stordisce con classe e quell’antipatia mascherata di riverbero e superiorità. È per questo che va sottolineato come il sound che i Bad Apple Sons conoscono e costruiscono sia una sorta di salto nel passato, in un’epoca che nulla ha a che fare con quella contemporanea. Lo studio e l’affinità della cosa sonora è quindi fine a se stesso, un’opera unica che si sposta dall’asse dell’evoluzione musicale moderna.
Come i personaggi sulla copertina di “My Dear No Fear” - in uscita il 7 c.m. - anche noi stiamo a guardare la crescita meravigiosa della compagine fiorentina, che piano piano, nel crescendo dei propri volumi e l’inerzia della personale “Free Neural Enterprise”, si inserisce sempre più nel roster degli artisti nazionali di primo livello.