Bala
Maleza

2021, Century Media Records
Alternative Rock/Stoner

Chitarra, voce e batteria per un sound acido ed ombroso: il duo galiziano risale in cattedra col terzo full length.
Recensione di Giampiero Pelusi - Pubblicata in data: 17/05/21

Il duo, in ambito musicale, ha da sempre conservato un fascino speciale nella sua essenzialità di base: una coppia di strumenti, uniti ad una voce, sono sufficienti per scrivere e comporre musica, se c'è, sotto questo impianto ridotto, un calderone ribollente di creatività e fantasia. Tanto per citare alcuni esempi moderni, i The White Stripes o i più recenti Royal Blood hanno abbattuto lo stereotipo del terzetto/four-men band come fattore necessario per la composizione di musica, dimostrando come, anche in due, si possa diffondere il rock in maniera egregia, elettrizzando i migliori palcoscenici del mondo.

 

Con questo presupposto riaffiorano nella scena le Bala, duo galiziano tutto al femminile, con il nuovo full length "Maleza". In giro già dal lontano 2015, anno di pubblicazione di "Human Flesh", Anxela Baltar e Violeta Mosquera si sono fatte notare per la loro energia e per la loro ruvidezza sonora, figlia di una sapiente commistione di stoner, alternative rock e qualche elemento di sludge, grunge e doom. Chitarra, batteria e voce, pochi elementi per un sound bello corposo e acido, tra cui emerge, in modo vigoroso, il cantato in lingua spagnola, preponderante nella quasi totalità dell'album. "Agitar" colpisce e stordisce immediatamente, riff semplici, ma coincisi, accompagnati dalla voce tagliente di Anxela Baltar. Lo spagnolo, ad un primo impatto, destabilizza e non poco, ma riesce a conferire al sound delle Bala un'impronta caratteristica e unica nel suo genere. Tracce dall'evidente matrice punk, veloci e dirette come "Hoy No" e "X", quest'ultima in inglese, si alternano a quelle dal passo più felpato, come "Mi Orden", "Rituais" o "Una Selva", dove lo sludge e il doom prendono il comando tramite una chitarra distortissima e fuzzata ed una batteria scandita a botte secche e decise.

 

Ventiquattro minuti di durata sono, effettivamente, molto pochi, considerando che stiamo parlando di un album in studio e che, purtroppo, non tutte le tracce si assestano sullo stesso ottimo livello: partendo dal presupposto che il duo galiziano non brilla certamente a livello tecnico - a comporre il disco ci sono tracce piuttosto semplici e dirette -, il lavoro si lascia ascoltare, forse anche troppo facilmente. Se la prima parte dell'album convince, la seconda fa più fatica ad ingranare: "Quieres Entrar" nella sua lentezza non propone spunti particolarmente interessanti, così come la rapida "Bessie", dedicata all'afroamericana Bessie Stringfield, che non presenta alcun sussulto.

 

"Maleza" lascia, purtroppo, un po' di amaro in bocca: l'album garantisce un ascolto semplice e divertente, ma scivola via come acqua, con ondate violente che cancellano, però, ogni traccia del loro passaggio. Ottima l'idea di premiare l'uso della lingua spagnola come idioma primario del plot, particolarità che difficilmente si riscontra nella scena alternative rock internazionale. Il problema di fondo sta nell'eccessiva semplicità del platter e nella sua durata fin troppo striminzita, viziata dalla penuria di grandi highlights. Il duo, al primo disco per Century Media Records, gioca su terreni sicuri, confezionando un disco piacevole, ma che non va oltre alla sufficienza. Gli strumenti e il carisma ci sono, così come il sound, acido e ombroso come pochi, ma non possiamo far altro che rimandare l'appuntamento per l'album della definitiva consacrazione.





01. Agitar
02. Hoy No
03. X
04. Mi Orden
05. Cien Obstáculos
06. Quieres Entrar
07. Rituais
08. Bessie
09. Una Selva

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