Questo hanno fatto anche i Mob Rules, che hanno saputo ritagliarsi un posto e una posizione rispettabile fra i gruppi power metal di stampo teutonico, non raggiungendo picchi di popolarità come i connazionali Blind Guardian o Gamma Ray, tanto per citarne alcuni, ma lasciando il segno negli appassionati, con lavori ricercati e di qualità. Forte di questo, la band raggiunge il notevole traguardo del nono lavoro in studio. La formazione tedesca, attiva sin dalla metà degli anni '90, nel corso dei lustri ha saputo rinnovarsi giusto quel pizzico per rimanere interessante e piacevole all'ascolto, sopratutto per chi mastica pane e power quotidianamente, e raggiungerà a breve, nel 2019, il 25simo anniversario, di sicuro una ricorrenza di tutto rispetto.
L'intro dallo spirito piratesco ci introduce nel nuovo platter "Beast Reborn", che senza fronzoli parte a mille con un pezzo power trascinante, "Ghost of a Chance", non a caso scelto come singolo, capace di entrare in testa al primo ascolto, grazie ad un chorus trascinante e riff lineari e diretti. La successiva "Shores Ahead" ha un incipit epico e marziale, e non perde l'occasione per mettere in luce le doti canore di Klaus Dirks, qui davvero notevole nella sua prestazione, e da sempre punto forte del combo, anche in sede live. Altra song interessante è "Sinister Light" che ha tutti gli elementi caratteristici da classica cavalcata power che conquista la mente degli amanti del genere senza alcuna minima fatica. L'inizio del disco è quindi decisamente promettente. Parte lenta, quasi recitata "Traveler In Time", e poi si scatena con un tiro heavy e veloce che ricorda da vicino alcuni lavori degli Hammerfall, ma con, ovviamente, un timbro personale. I ritmi non calano per nulla, "Children‘s Crusade " è diretta e piacevole, e si pensa già a cantarla a squarciagola sottopalco. Molto maideniana è "War Of Currents", non a caso la canzone più lunga del disco, che al suo interno mostra numerose sfaccettature del metal, dall'heavy più diretto, al power, alle parti più lente e melodiche ricche di tastiere, ricordando da vicino alcuni brani targati Avantasia. "The Explorer" ritorna ad essere invece immediata al punto giusto. Si va verso la conclusione dell'album con un'altra traccia dal minutaggio elevato, "Revenant Of The Sea", melodica e con cadenze a tratti teatrali, dove Klaus si confronta con toni decisamente più bassi e cupi. Soprattutto qui si evidenzia una qualità compositiva non indifferente, confermando i tedeschi non a proprio agio solamente sui pezzi più speed e canonici. Convincente è anche "Way Back Home", dove i Mob Rules non lasciano indifferenti gli ascoltatori, prima di congedarsi con il proprio pubblico con l'ultima "My Sobriety Mind (For Those Who Left)", che comincia con una melodia di piano dolce e sognante, da classica ballad, nella quale Klaus si destreggia tra pathos, voci femminili e assoli di chitarra, per un finale intriso di emozione e qualità.
Il sound dei Mob Rules non ha certo subito scossoni rilevanti, ma ha continuato il suo percorso di crescita, intriso certo di numerosi riferimenti, tuttavia rivisitati in maniera personale e convincente. L'ottima produzione di Jens Brogen, che ha lavorato con artisti del calibro di Kreator e Amorphis, è stata garanzia di alta qualità, e l'arrivo del nuovo membro Sönke Janssen come secondo chitarrista ha portato una nuova linfa vitale a tutti i musicisti. "Beast Rebonr" è perciò decisamente un ottimo album, perfetto per gli amanti delle sonorità heavy-power, ideale per chi ancora poco conosce la band e la vuole riscoprire, e ovviamente un must da avere per i seguaci di Klaus e compagni. Dispiace forse solo un pochino che, alla luce dell'ennesima prova di alto livello, i Mob Rules ancora non siedano al tavolo dei grandi, visto che sarebbe decisamente meritato per quanto fatto sino ad ora.