Puntuali nel mantenere la cadenza annuale delle proprie uscite, ecco che la band slovena Beneath The Storm lancia sul mercato il lavoro del 2015, “Devil's Village”, un concept ispirato a un film culto degli anni ‘60: “La città dei morti”.
La formazione, rappresentata dall’unico membro Shimon, realizza un album composto da otto pezzi che scorrono tra alti e bassi senza variare mai troppo la struttura; cinquanta minuti di sludge dalle atmosfere demoniache su cui si snoda il profondo growl di Shimon. Ascoltando l’opener “The Curse Of Elizabeth”, si ha già un’idea abbastanza precisa di tutto quello che si ascolterà nel resto della tracklist: ritmi lenti e sincopati, corde distorte, riff oppressivi; insomma tutti quelli che sono gli elementi più classici della corrente musicale cui appartengono i Beneath The Storm. Il tocco personale dato dalla one man band non è sul piano strumentale ma semplicemente su quello dei contenuti: il clima oscuro e sinistro, le gelide urla, la malvagità descritta dai testi; elementi tratti dal film cui s’ispira, che sono però ben lunghi dall’essere originali. Non bastano, infatti, queste caratteristiche a non far cadere troppo spesso l’album nella monotonia e nella banalità, e non aiutano nemmeno i numerosi inserti audio presi ‘as is’ dall’opera cinematografica e sparati qua e là nei pezzi.
“Devil's Village” è un disco che non riesce a lasciare un segno nell’ascoltatore. Per quanto ci sia qualche episodio interessante, vedi ad esempio “Starting The Ritual”, l’impressione generale è che sia davvero troppo prevedibile, rappresentando un deciso passo indietro rispetto al precedente “Evil Reflection”. L’augurio che ci si può fare è che il talentuoso tuttofare Shimon sappia riprendersi con la prossima uscita che, diciamoglielo, potrebbe anche non essere nel 2016, purché sia buona.