Il risultato in studio è "Between Wild Landscapes and Deep Blue Seas" un album fresco se pur non innovativo, molto melodico e con distese digressioni strumentali, come da tradizione negli Hollow Haze, ma anche con una leggerezza accattivante, sempre mai troppo discosta dall'ortodossia del power metal americano di metà '80 (Savatage in testa, ma anche i migliori Angra, gli Omen, i Vicious Rumors) corretto dal symphonic metal, soprattutto italico, che sembrano i principali punti di riferimento compositivi del platter.
C'è melodia, epicità e sinfonia, come ogni fan del genere pretende; e se il peso della tradizione si fa qua e là troppo invadente il gusto è sempre pronto a correggerne un po' il tiro. Gli arrangiamenti orchestrali di Savio sono la pietra angolare del loro sound, delizia dei fan e croce dei detrattori. Le prestazioni di grande versatilità del vocalist assicurano equilibrio e carattere all'intero lavoro, in cui a tratti prevale la carica (l'opener "Destinations", "Through Space And Time"), a tratti l'intimismo ("I Will Be There"). La produzione è limpida e potente, per un ascolto metal estivo di grandi abbandoni emotivi e non troppo impegnativo sul piano della composizione, come si addice alle alte temperature. Corroborante pare sia stato il passaggio alla nuova etichetta Frontiers Music e auguriamo ogni bene al futuro degli Hollow Haze: la "New Era" da loro suonata e incarnata pare nascere sotto buoni auspici.