Billy Talent
Afraid of Heights

2016, Warner Canada/The End Records
Alternative Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 06/11/16

"Wash your mind out, where's your morals?"


Il vero ritorno discografico dei Billy Talent, reduci dalla distribuzione di un Dead Silence dalle proporzioni bibliche per genesi e impatto sul pubblico e di un album di hit legato più a soddisfazioni di mercato che ad altro, avviene nello spirito del genere che essi stessi non mancano mai di sbandierare come unica via: anziché aggiungere, come natura vorrebbe, si toglie, si spoglia una produzione da sempre nelle mani e nella testa di Ian D'Sa, nel segno dell'essenzialità che sempre paga. Da sempre sviluppata sull'asse D'Sa - Ben Kowalewicz, la propagazione delle onde d'urto del nuovo lavoro trova una certa coerenza con quanto costruito sin qui, mentre si rafforza il dialogo frontale tra band e ascoltatore, in un litigio a fin di bene più aggressivo e provocatorio del solito: il risultato di una vetta raggiunta? Lo sguardo sulla desolazione dell'oggi? Un arrendersi, in quella battaglia che agli esordi sembrava imperdibile?


"How many people have to live this sorrow?"


Non solo intuito o direzione ingegneristica: alla band viene meno una colonna portante: la batteria. Di fatto ma non in studio, dove un attento Jordan Hastings, spina dorsale assoldata da differenti formazioni della scena canadese e nordamericana, sostituisce lo storico Aaron Solowoniuk, affetto da una grave patologia: a lui - presente in tracklist nell'imbastimento della sola "Leave Them All Behind" - combattivo e combattente, è dedicata gran parte di Afraid of Heights. Lo scenario interno si fonde quindi con quello non proprio incoraggiante dell'esterno a cui mira qualsiasi essere che si affaccia verso una nuova fase dell'esistenza, ed è in questo malessere imposto dall'alto che i Billy Talent scaricano la loro violenza verbale e concettuale.


"Rights should not be begged or borrowed".


Dall'alto, contro l'alto: consapevoli del raggiungimento di una posizione di vetta da cui possono comunicare a più e più folle, i tre di Mississauga sparano cannonate di disagio e preoccupazione: sociale, culturale, emotiva, stanca. È l'album pessimista di chi, sensibile, si sta arrendendo all'inesorabile susseguirsi delle stagioni senza toccare mutamenti, sensibili. Rabbia trasformata in distorsioni, nella speranza di raggiungere quante più anime fragili, ed unirle nel sogno di un mondo migliore.


"How many really want to change tomorrow?"





01. Big Red Gun
02. Afraid Of Heights
03. Ghost Ship Of Cannibal Rats
04. Louder Than The Dj
05. The Crutch
06. Rabbit Down The Hole
07. Time-Bomb Ticking Away
08. Leave Them All Behind
09. Horses & Chariots
10. This Is Our War
11. February Winds
12. Afraid Of Heights (Reprise)

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