"Esattamente uguale agli ultimi nove dischi, a parte il titolo di qualche canzone”. Con quesi termini, non senza un pizzico di ironia, il buon Zakk Wylde ha annunciato il decimo album in carriera dei suoi Black Label Society, al ritorno con un album di inediti dopo il buon successo di “Order of the Black” e del live “Unblackened”.
Che la musica dei nostri, o per meglio dire del nostro, sia ormai statica e avviluppata attorno alle features della chitarra e dell’ugola di Zakk, senza alcuna digressione sul tema, è ormai assodato, ma dischi come questo “Catacombs of the Black Vatican” rischiano di far chiudere anche l’altro occhio, in virtù di un riciclo di idee e soluzioni troppo evidenti per passarla liscia. Non sarà nulla di nuovo, ma almeno le canzoni sono coinvolgenti… Se “Order of the Black” si era pienamente guadagnato gli onori seguendo la regola “aurea” citata poc’anzi, forte di una rinnovata energia, “Catacombs of the Black Vatican” pare il seguito stanco e bolso di quel parto, segnalando una pericolosa e monotona staticità non supportata degnamente dalla parte più passionale/emotiva che la musica del chitarrista americano ha sempre dimostrato di possedere.
Che Zakk sia infatti un funambolo delle sei corde è ormai noto a tutti, e il compitino dell’assolo (seppur notevole) non basta a fronte di un songwriting sempre più asfittico e ripetitivo. Come se il nostro avesse messo il pilota automatico a tracce che si fanno piacere ma che appaiono davvero troppo leggere e fatte tanto per, salvandosi sempre in corner con i classici stilemi wyldiani per affrontare i passaggi da strofa e ritornello o per chiudere gli interventi solisti. Un disco che non graffia, sia per contenuti che per produzione, con un’aria di malinconia che serpeggia per tutta la durata del disco senza riuscire a caratterizzarlo, in cui Zakk dimostra di saper dare il meglio nelle ballate, semplici ma emozionanti, tanto da sperare in un prossimo album di inediti totalmente in questa direzione. Non sarebbe il primo, ma vista la tendenza dei Black Label Society a ripetersi, possiamo ben sperare.
Sicuramente live queste tracce potranno meglio figurare, tanto da pensare che il disco sia solo un “pretesto” per poter ritornare in concerto con nuovo materiale, ma su disco Zakk ci ha regalato ben altro in passato. Difficile dire cosa passi nella testa di questo straordinario musicista nelle fasi di scrittura, se proprio non vuole discostarsi da un trademark pronto a mostrare il fianco appena cala l’intensità o non se sia (più) in grado.
Black Label Society
Catacombs of the Black Vatican
2014, Mascot Label Group
Hard Rock
Un ritorno sottotono per Zakk Wylde e compagni...
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