Blackfinger
When Colors Fade Away

2017, M-Theory Audio
Doom

Recensione di Pamela Piccolo - Pubblicata in data: 09/12/17

Si presentano con una nuova line-up i Blackfinger. Azzerata la precedente formazione, Eric Wagner ha reclutato Terry Weston, chitarrista coinvolto nella scena doom/death statunitense dalla metà degli anni '80 che vanta notevoli pubblicazioni con band del calibro di Dream Death e Penance. Al loro fianco troviamo Matthew Tuite alla chitarra, Matthew Cross al basso e David Snyder alla batteria.

Con un cadenzato incedere della chitarra di Weston prima, intrecciata a quella di Tuite poi, si apre il secondo album dei Blackfinger. Il nuovo progetto di Eric Wagner, attualmente impegnato nei The Skull, mostra le tipiche tonalità sotterranee del doom aperte alle influenze hard rock degli anni ’70 e ’80. I ritmi scanditi della title track “When Colors Fade Away” sono caratterizzati, pertanto, da melodie di genuino stampo doom e da un classico hard rock a tratti malinconico. La mestizia della prima traccia “When Colors Fade Away” è immediatamente spazzata dal groove e dall’hard rock di “Can I Get A Witness”, brano tinto anche di jazz e blues. Le melodie dilatate nel tempo e nello spazio, il forte impatto lirico e musicale del secondo capitolo nella discografia dei Blackfinger ci accompagnano lungo un viaggio emotivo dove fiori e tombe sono, tra gli altri, la risposta scaturita da una riflessione sulla vita e da un confronto tra il nostro lato oscuro e la luce che cerchiamo, talvolta invano, di raggiungere. “All My Sorrow” è un componimento di stampo ledzeppeliano dove il giro di basso in apertura e le due chitarre a esso intrecciate fanno da sfondo al denso timbro vocale di Wagner. Artista e narratore di talento, i tessuti delle canzoni interpretate da Eric sono panni in velluto, classici e morbidi al tatto; una fotografia della realtà in cui viviamo e dove il doom blacksabbathiano la fa da padrona. 

«Hush little baby don't you cry
you know your daddy was bound to die
all my trials will soon be gone»

Che si tratti di disegnare atmosfere ricche di cupidigia, sottolineate da basi Seventies ed Eighties che le distanziano dal doom classico proveniente dalla Svezia, Eric Wagner è al centro di una produzione che permette ai suoi Blackfinger di inserirsi tra le band doom di punta del 2017. Tra strutture e sezioni ritmiche importanti, riff anni ’70 danno respiro a “Crossing The River Turmoil” e “Beside Still Water”. “Waiting For The Sun” è il brano che maggiormente si discosta dai precedenti, una ballata apparentemente non convincente che fa lievemente scemare di pathos, nonostante la sua posizione su disco, la seconda parte dell’album. Spetta a “Till We Meet Again” risollevarne le sorti. Il brano di chiusura, di semplice ascolto rispetto ai primi sei, non chiude il cerchio come avremmo voluto, ovvero con la carica oscura e prepotente con cui “When Colors Fade Away” si apre. Ad ogni modo, l’abilità con cui i Blackfinger prelevano da repertori delle tre scuole doom, blues e jazz e il saliscendi sonoro creato grazie alla perfetta prova vocale di Wagner collocano “When Colors Fade Away” tra i lavori di genere di indubbia qualità. E ora ce ne andiamo chiedendoci: «Why can’t we just see ourselves before we were born?».





01. When Colors Fade Away
02. Can I Get A Witness
03. All My Sorrow
04. My Old Soul
05. Afternow
06. Crossing The River Turmoil
07. Beside Still Water
08. Waiting For The Sun
09. Till We Meet Again

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