Dopo essere stato cacciato però mai del tutto decollata. Anzi, cadute e ricadute sono state pane quotidiano. Ma, facendo leva su tutto l'orgoglio British che scorre nelle proprie vene, nel corso degli anni ha saputo guadagnarsi la stima dei suoi colleghi e della maggior parte dei metalhead grazie a una tenacia invidiabile, una sincera e pura passione verso il proprio lavoro e, soprattutto, una voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo che non si può che definire commovente. Come quando, nel lontano 2008, ha dovuto patire il dramma della morte della moglie Debbie, avvenuta esattamente 24h prima della pubblicazione dell'album "The Man Who Would Not Die". Ed anche durante uno dei momenti più bui della propria vita, Blaze era lì, a mantenere fede al suo patto di devozione verso l'heavy metal. Sempre al suo posto, dietro un microfono. Novembre 2018 segna il ritorno sulle scene del singer grazie all'album "December Wind", scritto insieme al chitarrista Thomas Zwijsen e prodotto dalla Blaze Bayley Recordings. E, siccome le sorprese sono sempre dietro l'angolo, l'ex Maiden ci stupisce con un disco acustico composto da tredici tracce che, tutto sommato, si ascolta piuttosto piacevolmente. La voce di Bayley è profonda, a tratti suggestiva e carica di trasporto. Brani come "2Am" (presa direttamente dall'album "The X Factor" del 1995) e la title track sembrano scritte appositamente per questo full-length. L'esecuzione di Zwijsen è per palati raffinati: pulita, precisa, perfettamente bilanciata tra momenti in cui deve accentare un determinato passaggio e momenti in cui, invece, deve lasciare spazio alla voce del cantante inglese. Il duo è affiatato e stimolato all'idea di dare una lettura - in chiave acustica - a brani che, fino a non molto tempo prima, venivano eseguiti a decibel elevatissimi. Tra gli episodi più riusciti dell'intero album sicuramente la cover di "Sign Of The Cross" degli Iron Maiden (anch'essa tratta da "The X Factor"), il cui incidere è, a tratti, da pelle d'oca. Così come "Eye Of The Storm", "Miracle On The Hudson" e "We Fell From The Sky", brani veramente accattivanti e di grande qualità.
Nell'universo Blaze Bayley, un disco acustico mancava e questo va a colmare quel vuoto posto all'interno di una carriera che avrà avuto anche tanti alti e bassi, ma che sicuramente non difetta di coraggio e onestà. E questo è un valore che in pochi hanno e che a lui va riconosciuto. Sarà, forse, anche per questo motivo che ascoltare nuova musica targata Blaze non può che far scattare qualcosa di positivo in chi ha avuto modo di seguirlo nel corso di questi anni di onorata militanza heavy metal. Welcome back, man!