Dopo soli due anni dal debut "Anecdotes of Science and Soul", i danesi Ghost Iris tornano sulle scene con il loro secondo album. La proposta contenuta in questo "Blind World" si configura come un miscuglio tra i Protest The Hero di "Volition", melodie vocali alla Periphery e parti atmosferiche alla TesseracT. Nonostante la band abbia ben chiari i dettami stilistici dei colleghi fatica però a trovarne dei propri, visto che tutte le soluzioni incluse in questo platter si incastrano come dei collage di soluzioni prese dai gruppi già elencati (e non solo).
Possiamo citare le suddivisioni ritmiche ormai sfruttate fino alla nausea presenti in "Detached", le melodie senza alcuna personalità di "The Flower Of Life", le strutture prese dai nomi tutelari del genere in "Pinnacle" o il riffing che tenta di scimmiottare i Monuments nell'opener "Gods Of Neglect". L'unico barlume di riconoscibilità si trova nella brevissima e rarefatta title-track, dove una chitarra acustica introduce due minuti in cui la band è capace di dare vita a una composizione personale e dalla melodia incisiva. Per tutto il resto del lavoro il sentore di una personalità inesistente aleggia come uno spettro in ogni solco del disco.
Nemmeno la produzione si distacca da questo aspetto: i suoni sono assolutamente indistinguibili da quelli di qualsiasi gruppo prog moderno suonato su 7\8\9 corde e le chitarre pulite potrebbero, data la somiglianza, essere direttamente dei campionamenti presi da altri gruppi. Tutto il dispiego di mezzi produttivi per garantire un'eccellente produzione, putida e nitida, non ha risparmiato al disco un vestito sonoro totalmente vuoto e asettico.
Questo non vuol dire che il gruppo non si impegni, anzi probabilmente la band si dà anche troppo da fare, visto che in due anni ha dato alla luce due dischi e ha trovato il tempo di fare due volte il tour dell'Europa. A questo punto sarebbe forse stato meglio provare a impiegare il tempo a disposizione per soffermarsi sulla creazione di un suono più personale, al posto di rimanere su un carrozzone di band clone ormai prossimo al deragliamento che lascerà sopravvivere solo gli act più preparati e capaci di reinventarsi concettualmente, liricamente e musicalmente.