Bob Mould
Patch The Sky

2016, Merge
Indie Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 10/05/16

L’importanza di Bob Mould per il mondo del Rock è così densa che si può toccare. La sua musica è riferimento, il suo estro è rassicurazione, la sua creatività è conferma dagli Husker Du ad ora: soprattutto, è nelle parole degli altri pezzi grossi – Dave Ghrol, che lo volle pochi anni orsono in apertura nel tour di Wasting Light, in primis – che si capisce quanto egli sia rispettato e ringraziato. Monument, lo è lui, lo è da diversi anni, potente e sovrastante nonostante la semplicità caratteriale che si trasla in studio, quasi timidezza fino all’approccio on stage. Perché è qui che bisogna conoscerlo, tagliente e spigoloso, seppur essenziale nella sua strumentazione ed effettistica.

 

Dai singoli Voices in My Head e Hold On, passando per Losing Time e You Say You, si intende immediatamente quanto Bob si sia innanzitutto divertito a registrare il nuovo Patch The Sky. Un disco quasi Pop in cui Mould riversa angoscia e pareri di chi può guardare il cosmo dall’alto ed esprimere, con musica orecchiabile e quasi ballabile, ciò che in passato era violenza e rabbia. Si sta lentamente addolcendo, col passare degli anni, l’artefice di "Zen Arcade", il primo incontro tra Hardcore di nicchia e Punk Rock di tutti. Era, ufficialmente, il 1984. Coerente e testardo, Bob Mould torna in auge con un disco veloce, limpido, fresco e positivo. Una tracklist forte come una cascata diventa un crocevia in cui emergono i lucenti fantasmi del passato di un artista prolifico e buono, che di uscita in uscita tende a farsi trascinare dal carisma dei suoi stessi testi. Il professore è tornato.





01. Voices in My Head
02. The End of Things
03. Hold On
04. You Say You
05. Losing Sleep
06. Pray for Rain
07. Lucifer and God
08. Daddy's Favorite
09. Hands Are Tied
10. Black Confetti
11. Losing Time
12. Monument

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