Tra i progetti collaterali più stravaganti ed essenziali creati attorno alla disfatta dei primi blink182 e orbitanti attorno alla furente scena Revival mainstream del periodo, l'avventura one shot dei Box Car Racer risalta perché fu galeotta di più entità successive, una sorta di inconscio disco madre che dalla madre vuole fuggire. È anche l'ennesima riproposizione del travestimento stilistico che la stessa scena sapeva sapientemente intraprendere.
Tom e Travis, che a più riprese chiameranno in aiuto, ancora una volta, Mark, Tim dei Rancid e Jordan dei New Found Glory, si mettono fronte a fronte per modellare una sorta di Hardcore Pop accessibile e melodico in cui la mente creativa di quelli che diventeranno poi gli AVA scopre nuove tendenze e attrazioni elettroniche ed effettistiche, mentre il poliedrico batterista copre ogni spazio con il suo inconfondibile stile tentacolare. Sebbene le intenzioni storiche coniugassero svago e riproposizione - Tom dichiarò di essersi ispirato ai Fugazi e al lavoro omonimo dei cugini Rites of Spring della metà degli anni '80 - le venature adolescenziali da sempre care al DeLonge sono esposte alla massima potenza.
Si tratta di un album inerme che, se stuzzicato ("I Feel So" è un singolo attuale e divertente, "Tiny Voices" nei suoi sussurri è un'ottima interpretazione di un concetto che tormenta ogni età), assume un assetto da battaglia irresistibile. "Watch the World", "Cat Like Thief" e "And I" completano una scarica di singoli incalzanti e coesivi che consegnano alla discografia dei primi 2000 una piccola perla nascosta tra ingombranti mercanzie. Chi la scopre, capirà.