Breaking Benjamin
Dark Before Dawn

2015, Hollywood Records
Alternative Rock / Post-Grunge

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 23/06/15

Non dev'essere bello trovarsi a essere frontman, membro fondatore e principale chitarrista di una band affermatissima in un mercato brulicante come quello nordamericano, e al tempo stesso non potere andare in tour in quanto terrorizzato dalla paura di salire su un aereo. Non dev'essere bello neanche avere una quantità di disturbi e ipocondrie tali da chiamare album autobiografici "Phobia" e "Dear Agony", e di dover rinunciare per tali motivi a salire su un palco. Non dev'essere bello nemmeno che, mentre si cerca di recuperare dalle succitate problematiche, il chitarrista e il bassista della tua band decidano di accordarsi per conto loro -e a tua insaputa- per la pubblicazione di un greatest hits, massacrando per l'occasione uno dei migliori brani da te scritti inserendovi un'improbabile seconda voce femminile.

Questa la storia di Benjamin Burnley, dei suoi Breaking Benjamin e del losco affare "Shallow Bay" avvenuto intorno al 2010: inutile dire che il buon Ben non la prese per niente bene -per usare un educato eufemismo- e che tutti si impelagarono per anni e anni in un susseguirsi di cause legali e di risarcimenti a cinque zeri richiesti e a volte anche elargiti. Finita la logorante disputa, ecco Burnley rimettere in piedi una nuova line-up e ritornare con un quinto album della sua creatura, dall'eloquente titolo "Dark Before Dawn". Che il tutto fosse un'occasione per rinverdire un sound unanimemente definito scricchiolante già sei anni fa, forti di una lunga maturazione e di un fresco corredo di musicanti, è cosa ovvia; il fatto è che, come ci si accorge ascoltando anche solo cinque secondi presi a caso da una qualsiasi traccia dell'album, tutti i brani in tracklist risalgono, compositivamente, alla fase originaria dei Breaking Benjamin. E presentano dunque, inevitabilmente, il sound logoro e stantio (e anche la superproduzione) che aveva reso "Dear Agony" quasi insopportabile, a suo tempo. Con matematica precisione, in un amalgama perfetto tra post-grunge chitarroso e scelte vocali per le quali qualche tempo fa avremmo forse scomodato il controverso aggettivo "emo", ecco arrivare l'anthem dal chorus facile a la "The Diary Of Jane" ("Close To Heaven"), il pezzo infarcito di pseudo-growl come sempre approssimativi e insensati ("Breaking The Silence"), la ballata semiacustica ("The Great Divide") e il pezzo smaccatamente pop ("Ashes Of Eden", che in realtà presenta discrete atmosfere conclusive).

"Dark Before Dawn" è un disco che comunque, in un modo o nell'altro, scorre senza irrimediabili inceppi; un album che avrebbe avuto il suo perché se non si fosse ritrovato a uscire in un'epoca in cui l'alternative rock si è già incamminato per strade completamente differenti da quelle da lui battute. Un chitarroso anacronistico gingillo per quel sedicenne ancora sonnecchiante in chi li ha apprezzati ai loro tempi di gloria, ma, in fondo, nulla di più.



01. Dark
02. Failure
03. Angels Fall
04. Breaking The Silence
05. Hollow
06. Close to Heaven
07. Bury Me Alive
08. Never Again
09. The Great Divide
10. Ashes Of Eden
11. Defeated

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