Breton
War Room Stories

2014, Believe Recordings
Indie Rock

Recensione di Giulia Franceschini - Pubblicata in data: 07/02/14

Non puoi distrarti un attimo o rischi di andare a sbattere. Si sta sempre camminando in una città affollata, non si può pretendere molto. Una sfilza di volti e sguardi scorre davanti agli occhi. Qualcuno si ferma improvvisamente e cambia direzione, qualcuno va in metropolitana scendendo le scale velocemente. Laggiù l'aria scompiglia i capelli alla gente che aspetta, ma che nonostante tutto continua a ridere e a parlare ad alta voce. Qualcuno corre riuscendo ad infilarsi tra le porte, e così, si parte con un fruscio metallico per attraversare Berlino. Quando si ritorna in superficie è già buio. Solo il cielo. La città è illuminata e si muove ancora... i Breton sembrano aver passato una giornata intera a registrare la sua musica e tutti i suoi suoni.

 

Berlino li ha accolti e ispirati, nonostante abbandonare i loro amati Lab a Londra li abbia scossi. Ma si sono adattati bene, a quanto sembra. "War Room Stories" è la seconda opera d'arte degli indefinibili ed inetichettabili Breton. Opera d'arte perchè non si tratta solo di un album, di musica. Si tratta anche di visione, trasmissione d'immagini. Le influenze di tutti i membri di questo collettivo di artisti sono ben rintracciabili. La grande abilità è nel rendere naturale l'unione meticolosa di particolari così inusuali da trovare tutte insieme in un unico album, ma così normali da percepire nel proprio ambiente, anche solo camminando per le strade di una città.

 

Anticipato dai due singoli "Envy" e "Got well soon", il secondo lavoro dei londinesi consolida e perfeziona quanto già espresso nell'album di debutto "Other People's Problems" uscito nel 2012. Tra chitarre, batterie, tastiere, synth, gli archi della Macedonian Radio Symphonic Orchestra e la voce di Sam Lynham dei Gramme, spuntano, senza che neanche accorgersene veramente, voci di persone che parlano tra loro, come in, tra le tante, "Closed Category". Dura qualche secondo, poi il pezzo riprende con i suoi ritmi intricati e le mille melodie sovrapposte che fanno perdere l'orientamento. La bella e conclusiva "Fifteen Minutes" è un valido riassunto, forse più dei due leading singles, dello studio del suono dei Breton. Proprio negli ultimi secondi, quello che si sente è un misto di voci in lontananza e suoni della natura, forse piccoli animali.

 

È interessante lo sfumare dalla frenesia del ritmo dell'album all'essenziale conclusione del suono di un prato. In tutto il mix, forse eccessivo, di elementi, strumenti e stili tirati in mezzo dai Breton, l'attenzione per i piccoli dettagli nella vastità dei suoni a disposizione di ogni orecchio è decisiva. È come notare un piccolo filo d'erba che cresce tra le crepe del cemento. E non strapparlo.





01. Envy
02. S4
03. Legs & Arms
04. Got Well Soon
05. Closed Category
06. National Grid
07. Search Party
08. 302 Watchtowers
09. Brothers
10. Fifteen Minutes
11. Guard Duty (Bonus Track)
12. Treadmill (Bonus Track)

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