Bruce Springsteen
Letter To You

2020, Columbia Records
Folk Rock

"Letter To You" può essere ascritto ad uno degli album più intimi e personali di Bruce Springsteen, un uomo, prima ancora che artista, il quale, varcata la soglia dei settant'anni e con mezzo secolo di carriera alle spalle, ha imparato ad avere rispetto per le diverse fasi della vita
Recensione di Ludovica Iorio - Pubblicata in data: 23/10/20

"Things I found out through hard times and good
I wrote 'em all out in ink and blood
Dug deep in my soul and signed my name true
And sent it in my letter to you"


Nel corso di questo indelebile 2020, volenti o nolenti, abbiamo avuto l'occasione di poterci interfacciare con la nostra interiorità. Così è stato anche per Bruce Springsteen: a poco più di un anno da "Western Stars" il Boss, nel suo ventesimo album in studio "Letter To You", ha voluto esprimere l'esigenza di raccontarsi in modo sincero ed aperto, rivolgendosi ai suoi fan, alle persone che lo circondano e a quelle che l'hanno dovuto lasciare. Un lavoro che l'ha visto scavare mentalmente nel proprio passato musicale di artista e di uomo, e fisicamente andando a rivangare vecchi pezzi accantonati; così come abbiamo fatto anche noi, durante i mesi scorsi, sfogliando un vecchio album di fotografie, rispolverando oggetti ormai dimenticati o raccolte di pensieri scribacchiati qua e là su pagine ingiallite, oppure completando quel puzzle lasciato a metà. Tutto questo senza tralasciare la stesura delle sensazioni del momento, di ciò che ha tenuto in parte nascosto o che si è perso sotto la luce dei riflettori: un processo psicoterapico che ha permesso di lasciare aperta una porta attraverso cui guardare il rocker del New Jersey nella sua autenticità, la stessa che ha caratterizzato i suoi racconti unici dell'America così come la trattazione delle tematiche universali di libertà e amore, di ideali politici e fede, di vita e morte.
 
Bruce, per l'occasione, ha rimesso mano ad alcuni brani che aveva lasciato nei primi anni Settanta, quando stava per dare alle stampe il suo debutto discografico "Greetings From Asbury Park, N.J", tra i quali "Janey Needs A Shooter", "If I Was The Priest" e "Song For Orphans". In questo non poteva mancare la sua fedelissima E Street Band nella sua attuale formazione, ovvero Roy Bittan, Nils Lofgren, Patti Scialfa, Garry Tallent, Stevie Van Zandt, Max Weinberg, Charlie Giordano e Jake Clemons: una presenza costante e rassicurante nella carriera dell'artista, come un Virgilio accompagnatore nel viaggio dantesco della vita, che all'occorrenza modera, sostiene e sprona, nel contesto di una delle collaborazioni più intense e di lunga durata che si ricordino tra un artista e la sua band. L'album è composto da una rosa di dodici brani registrati senza sovraincisioni in soli quattro giorni, a testimonianza della fluidità e dell'alchimia esistente tra i musicisti, e caratterizzato da alcuni rimandi all'era "Born To Run" specialmente nei numerosi assoli al sassofono e nel largo utilizzo dell'Hammond e del glockenspiel.
 
brucespringsteen


L'opener "One Minute You're Here" è una riflessione sulla caducità della vita, sulle persone a noi vicine che hanno lasciato questo mondo terreno, ma che rimangono vive nella quotidianità del ricordo: il dolce cullìo degli arpeggi di chitarra fa da cassa di risonanza alla calda voce del Boss, per poi raggiungere atmosfere sognanti con l'incursione del ricco strumentario; in questo gruppo tematico possiamo racchiudere anche "Last Man Standing", in cui il cantautore si rende conto di essere rimasto da solo dopo la perdita dei suoi amici e collaboratori più cari, oltre che la nostalgica "Ghosts". La title-track "Letter To You", primo singolo estratto, è la canzone che meglio rappresenta lo spirito musicale e tematico sul quale questo lavoro si basa, una lente di ingrandimento sulla complementarietà degli opposti. La vena passionale trova la sua massima espressione in "Burnin' Train", accomunandola a "Janey Needs A Shooter", in cui questa sfocia in un senso di protezione nei confronti di una donna immaginaria desiderata da tanti uomini diversi, e dove troviamo una massiccia presenza dell'armonica a bocca alla dylaniana maniera.

 

Il cantautore non manca di esprimere la sua ideologia politica - le sue posizioni durante le campagne presidenziali sono ben note a tutti - attraverso metafore più o meno allusive: "House Of A Thousand Guitars" è un luogo di aggregazione e comunione fraterna, in opposizione alla solitudine dei potenti, cerchia alla quale appartiene il truffatore descritto in "Rainmaker", che promette ad alcuni contadini afflitti dalla siccità di portare pioggia per i loro campi. "If I Was the Priest" e "Song For Orphans" presentano immagini della tradizione cattolica curiosamente inseriti nell'atmosfera old west, mentre "I'll See You In My Dreams" rappresenta la chiusura del cerchio aperto dal primo filone tematico, con la promessa di rivedersi tutti sull'altra sponda.

"Letter To You" può essere ascritto ad uno degli album più intimi e personali di Bruce Springsteen, un uomo, prima ancora che carismatico artista, il quale, varcata la soglia dei settant'anni e con mezzo secolo di onorata carriera alle spalle, ha imparato ad avere rispetto per le diverse fasi della vita. C'è un tempo per tutto: per spingere sull'acceleratore in gioventù e per rallentare nella vecchiaia, senza strafare, ma comunque continuando a creare prodotti di qualità e a condividerli, in uno scambio continuo con il pubblico.





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