Sono passati quattro anni dallo scioglimento dei Sister Sin, ma, nonostante la batosta, la cantante Liv Jagrell non si è data per vinta e si è dedicata immediatamente anima e corpo ad un nuovo progetto che affondasse ancora di più le proprie radici nell'heavy metal più classico, andando ad incorporare anche diversi elementi moderni. È con questi presupposti che nel 2016 nascono i Liv Sin, insieme al buon album di esordio "Follow Me".
A tre anni dal primo lavoro la band ha dato ora alle stampe "Burning Sermons", compiendo un ulteriore passo avanti rispetto al disco precedente, soprattutto sul piano del sound. Come raccontata dalla stessa Liv nella nostra recente intervista, il lavoro di Emil Nödtveidt in cabina di produzione scolpisce e arricchisce ogni singolo brano, permettendo anche ai Liv Sin di addentrarsi in territori ancora inesplorati. Gli elementi quasi industrial e le linee melodiche delle tastiere donano ai brani un maggiore impatto, rendendo l'album compatto e inserendolo perfettamente in un contesto alternative metal dei giorni nostri. Anche la performance della cantante è ottima: Liv si sgola nei passaggi più violenti senza mai risparmiarsi neanche in quelli più morbidi e risulta in assoluto la protagonista del lavoro.
Il maggiore punto negativo dell'album consiste in una poca varietà della proposta, che va invece a battere sugli stessi punti per quasi tutta la durata del lavoro. Se le canzoni prese singolarmente sono piacevoli ed efficaci, l'intero ascolto dell'album può mettere in evidenza alcuni momenti morti, soprattutto parlando di brani che si somigliano molto tra di loro e sono impostati allo stesso modo. Proprio per questo motivo sono gli episodi che virano verso un estremo a risultare come i più convincenti, come nei casi della velocissima "Chapter Of The Witch" e della più orchestrale e pesante "Hope Begins To Fade", nella quale possiamo anche sentire alcuni eco dei Nightwish.
Sottolineando ancora una volta l'ottimo lavoro per quanto riguarda la produzione del lavoro, "Burning Sermons" si propone come una raccolta di buone canzoni, senza però particolari spunti in grado di far emergere i Liv Sin rispetto a band alternative di altra caratura. Forse un maggiore dinamismo e pezzi più accattivanti avrebbero giovato ad un lavoro, che comunque si mantiene su livelli discreti per tutta la sua durata.