Si scrive Ross The Boss, si legge Manowar. Inutile girarci attorno, siamo sinceri. Il chitarrista newyorkese, classe 1954, ha segnato come pochi altri la storia dell'heavy metal, quello più "true", quello più devoto alla causa, e lo ha fatto con una delle poche band in grado di incarnare alla perfezione il concetto di "heavy metal". Forse in maniera un po' pacchiana ed esagerata, ma tant'è.
Chiunque ami questa musica non può non aver ascoltato all'infinito dischi come "Battle Hymns" o "Kings Of Metal" ed essersi esaltato sull'intro e il solo di "Hail And Kill" (giusto per citare una delle tante hit scritte dai "defenders of steel"). Ross The Boss è, di diritto, uno dei padri fondatori del nostro genere preferito. Dopo aver abbandonato il gruppo (ormai nel lontano 1989), fondato assieme a Joey, Ross si è dedicato a numerose collaborazioni e progetti solisti, alcuni ben riusciti, altri un po' meno. Ma la sua immagine, quella di "defenders of the faith", non ha minimamente risentito dei passi falsi cui è potuto andare incontro, a testimonianza della stima guadagnata grazie all'aver scritto pagine indelebili di storia "metallara". "By The Blood Swon" segna il ritorno del biondo chitarrista, ed è un concentrato di classic heavy metal, in perfetto stile "The Boss" verrebbe da dire. A completare la formazione troviamo Marc Lopes alla voce, notevole nell'interpretare brani che richiedono una buona dose di recitazione dietro al microfono e perfettamente a suo agio nel passare da una tonalità all'altra, dimostrando un'importante adattabilità alla musica del Boss. Mike Lepond al basso e Lance Barnewold alla batteria danno il giusto contribuito, rendendo più corposo un sound che, in alcuni frangenti, però, sembra risentire della mancanza di una seconda chitarra a supporto di quella principale. Le dieci tracce presenti, come in parte anticipato e come avrete probabilmente capito, non si discostano minimamente dal sound che l'ex Manowar porta avanzi con convinzione da più di trenta anni. La formula, infatti, è sempre la stessa, quella vincente diciamo. Peccato, però, che non ci sono Joey DeMaio, Eric Adams e Scott Columbus al suo fianco a far brillare di luce propria delle songs che, diciamocela tutta, non eccellono per qualità, eufemisticamente parlando. Ci sono dei buoni spunti, sia chiaro, come la title track, "This Is Vengeance" o "Faith Of The Fallen", ma è davvero troppo poco perché possa parlarsi di un grande album.
In sostanza: se siete alla ricerca di qualcosa di nuovo o di fresco, allora "By The Blood Sworn" non fa per voi. Se, invece, siete alla disperata ricerca di chi vi rievochi fasti che stanno lentamente sparendo (perché il Dio tempo, ahinoi, non perdona affatto) questo full-lenght potrà ancora darvi qualche emozione. Ma, a parità di condizioni, forse è meglio metter su "Into Glory Ride".