Se l'opener "Violence Is Golden", costruita per essere ululata in coro durante incandescenti esibizioni on stage, si inscrive perfettamente nel new deal del gruppo, con il leader KK. Warslut a suo agio nel ringhiare uno splendido "Fucking cunt..." al termine della cavalcata, "Stone By Stone" invece segue solo inizialmente le orme del pezzo precedente, almeno sino a quando la catena di riff muscolari e al fulmicotone riporta l'act in territori più familiari, zollati all'insegna di un black/thrash sudicio e condotto a tavoletta. La title-track non decelera, ma incorpora un break centrale dal melodico refrain e nostalgici assoli hard&heavy, mentre il brano di chiusura rappresenta una versione aggiornata della leggendaria "Trialed By Fire": mossa piuttosto coraggiosa in quanto l'originale, contenuto nel mini "Terror Abraxas" (2003), costituisce uno dei cavalli di battaglia della band, soprattutto durante le performance dal vivo. Un pezzo dal testo introspettivo, che si occupa dei difetti e delle imperfezioni della natura umana, e che, pur non risultando drammaticamente stravolto, si giova dell'aggiunta di alcuni versi inediti, diretta testimonianza delle difficili esperienze sostenute dai Deströyer 666 in un quindicennio di dura vita on the road. Un mid-tempo dunque dai passaggi epici e con un deciso abbassamento della velocità, spia di un interessante mutamento stilistico sì abbozzato in passato, tuttavia allo stato attuale affrontato con maggiore convinzione e consapevolezza.
Benché il terzetto non riesca a raggiungere i vertici inimitabili del passato, ciò non autorizza a considerare qualsiasi sforzo futuro un inutile tentativo di sopravvivenza musicale. Una volta che l'ascoltatore si ponga nell'ottica di guardare oltre, riconoscerà la sorprendente efficacia di un "Call Of The Wild" arricchito da momenti di notevole brillantezza e da una suggestiva incisione ex novo di un classico intramontabile: un piccolo gioiello offerto da un branco di distruttori infernali dal pelo grigio a masse latranti e alticce.