Carlo Barbagallo
9

2017, Trovarobato, Malintenti Dischi, Stereodischi, Noja Recordings, Wild Love Records
Rock

Recensione di Sergio Mancuso - Pubblicata in data: 20/12/17

Carlo Barbagallo può essere annoverato tra uno dei pochi autori veramente indipendenti d'Italia. Musicista e produttore classe '85, arriva con "9", la sua ultima fatica. Il nuovo album del cantautore siciliano, nato a Siracusa, si presenta al pubblico mescolando i generi e avvalendosi della collaborazione di numerosi artisti: un progetto ambizioso di Indie (anche se oggi la parola è così tanto abusata da esser stata privata del suo valore originario) prodotto da ben cinque case discografiche indipendenti che vuole essere più di un CD e che aspira, senza riuscirci troppo bene però, ad essere una vera e propria opera rock. Quest'ultima fatica di Barbagallo racchiude elementi soul, southern rock, jazz, fusion e psichedeliche unite ad un cantato che si rifà per molti versi, con tutte le dovute eccezioni, a Joe Cocker.

 

L'ascolto di questo long play si dipanerà lungo nove tracce, tutte composte, arrangiate e prodotte dallo stesso Barbagallo durante i momenti di pausa tra i tour e il suo lavoro di produttore. Ognuna con le proprie specifiche caratteristiche: "Any Girl's eye", per esempio,  è un rock puro e semplice che non fa mai male mentre "Cypress Tree" ha ritmi e gestioni delle melodie che rimandano al quartetto di Liverpool; canzoni come "Nothing", "Her King" o "Clowns" fluiscono placidamente senza avere la forza di destare un ascoltatore ormai distratto. Una nota positiva è senz'altro rappresentata da "Save Hide Save" che risulta essere la miglior traccia dell'album. Una suite coraggiosa della durata di ben 10 minuti che non annoiano ma divertono e rendono partecipe l'ascoltatore. Un brano dai ritmi jazzistici che fondendosi al funk creano una ballad rock psichedelica dalle connotazioni fortemente soul, sorretta da un'ottimo lavoro al piano.

 

Volendo tirare le fila, si può dire che il cantautore nostrano abbia tutte le carte in regola per primeggiare, peccato che "9" non riesca a colpire l'ascoltatore quando sarebbe quindi lecito aspettarsi. Le influenze, le citazioni, le commistioni di generi, la chitarra e la voce sono tutte ottime cose ma sembrano rimanere fini a se stesse in una sorta di autocelebrazione, che se non è stata perdonata a Hemingway ne "Il Vecchio e il Mare", non può certo passare inosservata adesso e depaupera il disco di molta dell'autenticità che altrimenti avrebbe potuto avere e lo imbriglia in catene troppo anti-mainstream: un'originalità cercata con insistenza ma che non è stata trovata per davvero. 





01. Any Girl's Eyes
02. 11 Dreams
03. Save Hide Save
04. Nothing
05. Rust
06. Cypress Tree
07. 9 Years
08. Her King
09. Clowns

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