Chemia
The One Inside

2013, Metal Mind Productions
Rock

Recensione di Paola Marzorati - Pubblicata in data: 11/02/14

Per tutte le band arriva il momento di sfondare o farsi da parte.  E con questo terzo album, “The One Inside”, i Chemia, rock band polacca, cercano di superare i confini della Polonia, ormai stretti come un vestito di qualche taglia in meno, cercando il grande salto. Ma che sia un passo più lungo della gamba?


Le premesse per un successo internazionale ci sono tutte: l’album è stato registrato in Canada, al Warehouse Studio, già frequentato da Metallica e AC/DC ; il sound proposto dalla band è un rock classico ma allo stesso tempo attuale, con frequenti e fulminee invasioni nel post grunge ; l’album è variegato, alterna ballad accompagnate dal pianoforte e pezzi dinamici con le chitarre distorte. E il talento c’è e si sente. Si sente nella voce di Lukasz Drapala, calda e ruvida e nella musica orchestrata dal resto della band: un cuore di rock pesante rivestito da composizioni melodiche e radiofoniche. C’è e si sente e non si può negare. “The One Inside” è un buon album, 13 pezzi rock che entrano facilmente in testa, non eccessivamente aggressivi, non troppo melodici da risultare docili. “Non troppo”: è questo il punto. E’ un buon album ma non troppo. Perché non fa gridare al miracolo, perché piace ma non scuote, perché lascia qualcosa che poi velocemente se ne va, come sabbia spostata dal vento. O forse, semplicemente, perché non è nulla di nuovo. Ascoltando questo album non possono non venire in mente i successi dei Creed e degli Alter bridge, band a cui i Chemia sono sicuramente debitori, nello stile, nel songwriting, nella proposta musicale nel suo complesso; band con cui i Chemia, nonostante il loro talento, non possono competere. Il difetto dei Chemia non è quello di non essere talentuosi, di non essere interessanti; è quello di pensare troppo. Sembra che, forse troppo impegnati a pensare al successo internazionale, la band polacca si sia concentrata sul creare melodie innocue, orecchiabili, ben costruite; ma nulla di più. Manca qualcosa: la sensazione di una canzone scritta non a tavolino, ma per un bisogno impellente di dire qualcosa; quel formicolio che provi quando sai che una canzone ti è entrata nelle ossa, scuotendoti da dentro. Manca questa scintilla nella gran parte dei pezzi, buoni pezzi, ma nulla più, di quelli che arrivano e passano, e nemmeno te ne accorgi. Brillano di un po’ di luce le ballad, “Hero”, “Stalker”, “Letter”, rese interessanti dall’uso del pianoforte e la dinamica “Fuckshack”.


“The One Inside” non è certo un album da dimenticare, ma è uno di quelli che ricorderai soltanto riordinando, magari in ordine alfabetico o per data di uscita come i veri maniaci del controllo, i tuoi album preferiti. Lo ricorderai perché te lo sei trovato lì, tra le mani, ma non perché ti ha lasciato qualcosa. E’ questo quello che separa un buon album da un successo: la capacità di rimanere nella mente degli ascoltatori, di occuparla, di prendere un piccolo angolino e renderlo suo. Per ora i Chemia hanno prodotto buoni album, ma non successi.  Hanno le capacità per sfondare a livello internazionale, ma non le hanno sfruttate al meglio, almeno in questo ultimo lavoro. Pensare di meno e lasciarsi andare di più.





01. Ego
02. Bondage of Love
03. B 52
04. Hero
05. Fuckshack
06. Everlasting Light
07. Generation Zero
08. Stalker
09. Happy Ending
10. Walked Away
11. Fire
12. Sweet
13. Letter (Bonus Track)

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