Un wall of sound, dunque, carico di groove, all'interno del quale balzano in primo piano il battito funk, le pause, le evoluzioni dietro le pelli di Ray Luzier, vero mattatore di pezzi come "War Of Words", un hard&heavy made in U.S. a forti tinte grunge, o "Big As The Sun", brano ricco di tensioni tribali e aerei refrain, o ancora "Shadow Lover", concentrato prog/blues da antonomasia; la stessa "Vessel Of Destruction", nonostante venga marchiata a fuoco dai fraseggi sincopati di un eccezionale George Lynch, fonda la propria identità sulle diteggiature latine delle percussioni. Altrove prevalgono gradevoli escursioni in FM ("Mind Swamp", Twice"), melodie ipnotico/desertiche ("Circle Of Dolls", "Lightning", "Wide Awake"), parabole pinkfloydiane ("The Border"), vibrazioni folk ("A Day Without Me"). Il timbro soul di Doug "dug" Pinnick aggiunge all'insieme la classica ciliegina sulla torta, benché in "Time Flies" e "Cold Sweats", canzoni più tirate e dirette, la sua voce appaia forse troppo carente in estensione e potenza.
Difficili da incasellare, i KXM realizzano un "Circle Of Dolls" che rappresenta un buon manuale di convivenza stilistica tra i sottogeneri del rok moderno e contemporaneo. Non sempre equilibrato, eppure davvero traboccante di stimoli ed energia.