L'ottima qualità del disco originale aveva già messo tutti d'accordo, con la voce potente e chiara di Michael Eriksen a tenere il timone di una formazione divenuta celebre proprio per la sua eccellente capacità esecutiva in sede live. Tecnica sopraffina e delizioso lirismo, una tracklist varia e mai noiosa, con melodie accattivanti e un groove micidiale. Il tema del fuoco che ricorre in tutti i brani ha un messaggio che potrebbe tradursi in "affronta le scelte che fai, soprattutto se dettate dai sentimenti". Le atmosfere cupe e la virata di stile rispetto ai lavori precenti si sente, ma diciamocelo: oggi come oggi non avere un'etichetta o un genere stereotipato ha qualcosa di squisitamente rivoluzionario. Veniamo quindi all'idea di proporre questo gioiello e alcuni altri pezzi dai lavori precedenti in versione live, registrando il concerto del 6 febbraio 2016 al Rockefeller Club di Oslo. Lo show si apre con un brevissimo passaggio iniziale tratto da "Forging", (strumentale incluso in "Nine" del 2012) seguito dal deflagrante "Namaste" (dallo stesso disco) e la bellissima e super melodica "The One". Ed eccoci finalmente a "Havoc" con la opening track "The Weight", introdotta con entusiasmo -purtroppo in norvegese- dalla voce di Eriksen. Il pubblico canta rapito, l'esecuzione è struggente e impeccabile, chi non avesse mai ascoltato i Circus Maximus può farsi davvero un'idea della poesia di questa band con questo pezzo. "Highest Bitter" non ci lascia il tempo di respirare (tra una battuta in norvegese e l'altra) e sebbene inizialmente arranchi per via del mood cupo si apre poi in un respiro leggerissimo.
I fan acclamano l'intermezzo di "Architect of Fortune" (tratto da "Nine") con le sue citazioni orientaleggianti che sfociano in virtuosismi senza distrazioni per un totale di ben 10 minuti e 20 secondi. Arriva quindi la parentesi nostalgia: a sorpresa "Arrival of Love" dal 2007, da "Isolate", e qui si sente la significativa inversione di marcia dei lavori più recenti rispetto alle vecchie proposte. Bellissima resa vocale dei cori e altissimo livello esecutivo. Ma torniamo ad "Havoc" con "Loved Ones", uno dei pezzi migliori e immediatamente assimilabili del disco. La bellezza del pathos che tutti gli strumentisti riversano in questo brano è palpabile e assolutamente memorabile. Ed ecco il momento "origini" che viene acclamato con una partecipazione totale: "Sin" tratto dal primo disco dei Circus Maximus", "The 1st Chapter" (2005). Molto bello l'accostamento con la recentissima "Havoc" che parte immediatamente dopo. Una linea di basso ipnotica e una voce da whiskey e e sigari cattura anche l'ascoltatore più distratto. Echi di Muse, suoni distorti, un centrifugato di teatrale spavalderia compositiva. "Pages" ha un carattere sicuramente più melodico e meno psichedelico, seguito da "Abyss" e "I Am", incalzanti e molto ben gestiti come successione in scaletta. "Chivalry", con la sua dolcezza (solo per i primi 2 minuti, niente panico) e "Game of Life" chiudono in bellezza uno di quei live album che ti fanno pensare "sarebbe stato bello esserci".