Collapse
Arms And The Covenant

2013, Transcend Music
Death Metal

Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 14/04/13

I londinesi Collapse non lasciano nulla al caso e neanche scendono a compromessi. Non è quello che si sono prefissati, quando hanno deciso di formare la band, e la loro proposta musicale riflette questo programma: dritta al punto, potente e travolgente al punto giusto... e anche un po’ di più. Dopo aver raccolto consensi e impressioni positive da più parti con il debutto del 2009, l’EP "Scar The Silence", la band ha continuato il proprio percorso impegnandosi nella realizzazione del primo album. Il 2012 ha visto l’ingresso dei Collapse in studio per le fasi di registrazione  e il risultato del loro lavoro è giunto alla pubblicazione il 1 Aprile scorso, tramite la label Transcend Music. Con l’asso – anzi gli assi – nella manica: il quintetto inglese si è infatti avvalso di collaborazioni piuttosto interessanti per la produzione di "Arms And The Covenant", coinvolgendo Mike Spreitzer (Devildriver) al mixaggio e affidando la produzione a Martin “Ginge” Ford (Trivium) e Mark Lewis (Chimaira/Whitechapel). La mossa si è dimostrata vincente, il contributo di questi signori giova al full-length e soprattutto l’apporto di Mike Spreitzer è notevole. L’impronta del chitarrista dei Devildriver c’è e si sente nella potenza dei riff, nel modo in cui si impongono all’attenzione dell’ascoltatore uniti e intrecciati al ritmo martellante della batteria; la parte strumentale è supportata dall’ottima prova vocale di Duncan Wilkinson, particolarmente convincente in “The Death Of Man”. Inutile la traccia strumentale “Resurrecting God”, 56 secondi che con dei minuscoli accorgimenti avrebbero potuto fare direttamente da intro alla successiva “Acolyte”, senza la brevissima ma comunque fastidiosa pausa tra le due tracce. Quest’ultimo brano mostra la capacità dei Collapse di creare non solo una successione di riff violenti e drumming intenso, ma anche assoli tirati ma melodici e intricati passaggi della batteria, in un brano forse più tecnico dei precedenti. L’intro evocativo e cadenzato di “Bloodlet” (una delle migliori di tutto l’album, se non la migliore in assoluto) e le successive “Follow” e “Of Man” riportano allo stile che caratterizza le opener dell’album, soprattutto quella title-track che attacca senza mezze misure l’ascoltatore. A completare l’opera, una cover di “Heartwork”, brano tratto dall’omonimo album dei connazionali Carcass, un ibrido tra quanto presentato nel resto di "Arms And The Covenant" e la versione originale.

Ottimo anche il lavoro di mixaggio svolto su questo album: i volumi omogenei permettono di sentire ogni elemento che compone le tracce, senza che la violenza dei riff di chitarra (che abbondano, altroché se abbondano) copra o estrometta il basso o la batteria, o la voce che spesso tende a soffrire su album di questo genere. Non si perde nemmeno una nota insomma di questo debutto assolutamente ben confezionato sotto tutti gli aspetti, strumentale e non.

La prova del nove è come sempre il live: sono poche le date annunciate e nessuna di queste per ora interessa l’Italia, ma chi volesse vedere i Collapse dal vivo può attendere l’estate e l’Headbangers’ Ball Festival, il prossimo 20 Luglio a Camden Town (Londra).



01. Arms & The Covenant
02. The Cursed
03. The Death Of Man
04. Resurrecting God
05. Acolyte
06. Bloodlet
07. Follow
08. Of Iron
09. Attrition
10. Heartwork

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