Passare il sabato pomeriggio chiusi in casa a lavorare non è esattamente la più grande aspirazione per una persona, farlo con un discreto doposbornia è pure peggio. No, non mi ritrovo prigioniera nella mia stanzetta buia senza finestre davanti al computer a scrivere queste parole, men che meno sono in doposbornia, ma la sensazione evocata nella precedenti righe è quella evocata da questo album: una costrizione, una forzatura aggravata da un senso di malessere generale.
I Concrete Block, nati a Torino dalle ceneri dei Woptime qualche annetto fa, dopo aver passato un periodo non esattamente felice fatta di cambi di line up e altri problemi, arrivano alla F.O.A.D. Records e nei primi mesi del 2013 esce “Twilight Of The Gods”. Un titolone, non c'è che dire, usato in passato più volte in ambito metal (basti pensare al celeberrimo album omonimo dei Bathory), che farebbe presagire un disco di una certa caratura (o almeno lo fa sperare), ma nonostante l'album parta abbastanza bene, con una coppia di canzoni ben fatte e piacevolmente violente, scusate l'ossimoro, ben presto sopraggiunge questa sensazione di forzatura, come se mancasse l'ispirazione e prendendo pezzetti di altre canzoni sparse qui e lì siano riusciti a raffazzonare qualche altro brano per trasformare un breve ma qualitativamente valido EP in un LP più lungo (circa una mezzora) ma di fattura nettamente inferiore.
A volte non si capisce dove i Nostri vogliano andare a parare: un esempio è “Die Alone” che esula un po' dalle altre sette sorelle e cambia un tantino il ritmo, risolleva un po' le sorti di un disco che da tre brani a questa parte languiva in un torpore fatto di noia e poco altro con dei cambi di tempo strani e un po' anomali, ma anche con questo genere di diversivo abbiamo a che fare un un cane che cerca di mordersi la coda. Si capisce che vogliono andare a dire qualcosa all'ascoltatore, lo si può quasi sentire lì a poche note da noi, ma non lo si riesce a distinguere chiaramente nel mezzo del mare di banalità che ci attornia. Perchè purtroppo “Twilight Of The Gods” è un disco banale anche per gli standard di un genere molto dogmatico come il metalcore.
Insomma, i Concrete Block ci provano, scrivono, registrano e presentano otto brani pesanti come, appunto, dei blocchi di cemento, peccato che invece di farne otto bei monoliti, ritti e misteriosi in stile inizio di “2001 Odissea Nello Spazio” ce li lancino sugli alluci. La sensazione non è delle migliori.