Eldritch
Cracksleep

2018, Scarlet Records
Prog Metal

Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 18/03/18

Dodici dischi in studio, accompagnati a una carriera trentennale e da una reputazione di tutto rispetto guadagnata soprattutto all'estero, rappresentano sempre un bel traguardo. A tagliarlo questa volta sono i toscani Eldritch, band di punta del metal nostrano il cui percorso si è contraddistinto negli anni per lo stile particolarmente originale. Un punto di forza che alla lunga ha penalizzato la band, rendendo di fatto difficile da catalogare lo stile del quintetto di Rosignano, e siccome anche nella musica la pancia conta ahimè spesso più dei numeri e dei fatti, ecco che gli Eldritch, in un ipotetico bilancio comunque soddisfacente della loro carriera, hanno forse raccolto meno di quanto spetterebbe loro. La verità nuda e cruda sta però dalla loro parte, lo dimostrano il rispetto di pubblico e addetti ai lavori, la grande professionalità della band e una evoluzione stilistica pressoché continua ormai ad ogni release.
 
Se il precedente "Underlying Issues" del 2015 vedava la band allontanarsi dal prog metal propriamente detto, il nuovo "Cracksleep" rappresenta il risveglio e il ritorno a sonorità più in linea con la tradizione della band. Sin dai tempi di "Seeds Of Rage" (1995), la band di Terence Holler ha sempre dato l'impressione ad ogni release di essere in qualche modo al passo con i tempi. Il prog metal dei livornesi è sempre stato proiettato in avanti, più che verso il passato, senza tuttavia mai perdere di vista le influenze di Queensryche, Fates WarningMetallica. "Cracksleep" nasce in perfetta continuità con quanto detto, bilanciando in modo esemplare trademark e cambiamento: la opener "Reset" svolge in maniera perfetta il suo ruolo di apripista, guidata da una melodia che nasce dall'intro, esplode nel chorus e che si sviluppa lungo l'intero brano; rispetto all'anteprima di "As The Night Crawls In", in cui la componente prog emerge con grande eleganza, sarebbe stata persino più azzeccata come singolo. Titoli come "Staring At The Ceiling", "Night Feelings", "Silent Calling", "Deep Frost" descrivono un disco dal mood decisamente oscuro, brani caratterizzati da riff serrati che si alternano a splendide melodie e break strumentali da manuale. Fortissima ancora una volta l'impronta di Terence Holler; il singer, che ad aprile compirà cinquant'anni, può ancora vantare una capacità espressiva fuori dal comune, capace di emergere senza necessariamente rincorrere lo screamer di turno. "Deep Frost" si guadagna la menzione fosse anche solo per la fulminea intro di tastiere; in verità il brano è una declinazione ragionata dell'Eldritch Sound e si caratterizza anche per lo splendido break del chitarrista Eugene Simone. Menzione anche per la decadente "Staring At The Ceiling", impreziosita anch'essa da eleganti progressioni chitarristiche, ma è l'intera opera nel suo complesso a mostrarsi vincente nella sua interezza, ascolto dopo ascolto, risultando assolutamente godibile all'ascolto pur essendo espressione di un genere non alla portata di tutti.
 
"Cracksleep" è l'ennesimo disco a firma Eldritch dalle trame inedite e interessanti, capace di catturare l'attenzione dell'ascoltatore grazie al perfetto bilanciamento degli elementi che caratterizzano il sound della band. Per un' opera di prog metal, è la perfetta quadratura del cerchio.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool